TV: Luca Zingaretti

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Il commissario Montalbano. “Montalbano è l’uomo che tutti vorrebbero essere e che tutte le donne vorrebbero. E’ un personaggio positivo. Ha rinunciato alla carriera per rimanere nella sua terra, nella sua caserma, assecondando le sue propensioni naturali”.

Social network. “Si basano su un equivoco: uno crede di scrivere quello che pensa sia il suo vero io, invece non dice mai la verità, ma ciò che pensa gli altri pensino sia la verità”.

Il viaggio. “Ricordo in particolare quando sono stato in Brasile e in Argentina. In America Latina mi sento a casa”.

Andrea Camilleri (scrittore, autore de “Il commissario Montalbano”): “Andrea Camilleri in accademia ci raccontava che era importante godere delle piccole cose della vita, quelle che spesso non vediamo perché andiamo troppo veloce”.

Sport. “Sono uno sportivo. Se non fossi diventato attore, forse oggi sarei un calciatore. Con un gruppo di attori  e amici ogni tanto organizzo delle partite di beneficenza”.

Teatro. “Dai grandi attori del teatro ho imparato un’autodisciplina e un modo di vivere la realtà. Gastone Moschin mi ha insegnato a girare sempre con un taccuino e appuntarci frasi, pensieri”.

Roma, anni ’60 e ’70.  “Roma era bella, più vuota, gigantesca. Per strada c’era gente solo all’ora in cui s’entrava e usciva da lavoro. Il turismo di massa non esisteva”.

“Mi ha sempre affascinato il tema dell’identità, di come facciamo i conti con noi stessi, di quante bugie ci raccontiamo. Ho anche fatto la scuola da psicoterapeuta”.

Il giudice Paolo Borsellino. “Quando preparo un ruolo, studio, parlo con tante persone. La madre, i figli mi hanno accolto come in famiglia. Borsellino era talmente grande che mi venne un senso di inadeguatezza. Pensiamo che gli eroi non provino paura. Invece ne hanno quanto noi, ma sanno dominarla perché hanno una motivazione. Lui era innamorato della vita, amava fare il bagno in mare, amava la compagnia. Negli ultimi 57 giorni sapeva di essere braccato, ma era un eroe perché non ha fatto nulla per sottrarsi, anche se per lui la vita valeva tanto”.

Giorgio Perlasca (interpretato nella fiction di Alberto Negrin). “Perlasca in Ungheria ha salvato dal nazismo cinquemila persone. Non ha chiesto una ricompensa, non si è mai vantato. Quando delle contesse ungheresi l’hanno rintracciato per ringraziarlo non lo trovavano, era così indigente che non aveva il telefono”.

 

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