La musica da leggere: Note per salvare il pianeta (Matteo Ceschi)

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(lifegate.it)

In Note per salvare il pianeta Matteo Ceschi indaga lo stretto legame tra il mondo della musica, la canzone di protesta e i movimenti ambientalisti: il rapporto tra musicisti e attivisti dal secondo dopoguerra fino alle battaglie di Extinction rebellion e Fridays for future. A partire dal 1947, il libro ripercorre otto decenni di storia musicale, costellata dalla nascita di nuovi generi musicali (dal punk al funk, dal metal al jazz) e di nuovi movimenti ambientalisti, ma anche caratterizzata da modalità differenti da parte degli artisti di appoggiare le proteste e aiutare a sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi ambientali. Il libro riporta episodi di disobbedienza civile di artisti e musicisti. Ricorda le prime organizzazioni non profit appoggiate o addirittura fondate da artisti — come Clearwater, fondata nel 1969 da Pete Seeger, o Rainforest foundation fund di Sting. Racconta degli eventi di beneficienza, come i concerti No Nukes organizzati dal gruppo di artisti attivisti Musicians united for safe energy (MUSE), capitanati da Jackson Brown. Nel libro la storia della musica ambientalista è supportata da un’indagine dettagliata dei testi, della genesi, dell’inquadratura storica dei brani che vengono menzionati. Gli stralci di testo delle canzoni con traduzione in italiano aiutano a farsi un’idea di quanto il pop sia stato portavoce delle lotte ambientaliste e a capire come la musica sia lo specchio dell’opinione pubblica e del clima socio politico in mutamento.

(mescalina.it)
L’autore ha coinvolto amici e colleghi giornalisti, chiedendo di inviargli delle domande sul tema. Sulla base delle domande ricevute ha costruito un percorso cronologico, che attraversa i decenni e i generi musicali, coinvolgendo artisti che vanno dal jazz al metal. L’autore inizia con il fissare un momento scatenante che fa “esplodere” il tema: la bomba atomica e il suo uso nelle fasi finali della Seconda guerra mondiale a Hiroshima e Nagasaki. Risalgono al 1947 le prime canzoni che si occupano del pericolo atomico, inaugurando una tradizione che si consoliderà con Pete Seeger per arrivare al primo Bob Dylan. Con l’avanzare degli anni Sessanta l’attenzione verso l’ambiente si sposta ai temi legati all’inquinamento e qui l’autore ripercorre la nascita di Greenpeace, battezzata musicalmente grazie a un concerto benefico tenutosi il 16 ottobre 1970 al Pacific Coliseum di Vancouver, ospiti Joni Mitchell, James Taylor e Phil Ochs. L’ambientalismo divenne il nuovo terreno di battaglia per i sopravvissuti della Woodstock Generation. Country Joe McDonald si gettò anima e corpo nella campagna per la protezione delle balene, incidendo canzoni a tema e partecipando a concerti per la raccolta di fondi. Paul Horn e Paul Winter esperti jazzisti cercano di comunicare con i cetacei attraverso i propri strumenti a fiato.

Nel 1970 Joni Mitchell in Big Yellow Taxi canta la cementificazione, e l’uso di pesticidi sulla frutta che provoca la scomparsa delle api. Nel 1971 esce What’s Going on di Marvin Gaye contenente il brano Mercy Mercy Mercy (The Ecology) con il quale la musica nera entra da protagonista nel discorso ambientale. Il libro procede ricco di titoli e artisti fino al 2020 e agli ultimi risvolti musicali (Piero Pelù e Pearl Jam) innescati dal movimento Extinction Rebellion ispirato da Greta Thunberg.

(offtopicmagazine.net)
Scrive nella prefazione Ricky Gianco: “Viviamo in un mondo meraviglioso che purtroppo non tutti gli esseri umani rispettano e anzi, da quasi un secolo, tentano di distruggere. Il tutto non causato da una studiata volontà criminale, ma dalla assurda necessità di ricchezza e potere senza fine”.

Si parte da alcuni disastri sconvolgenti come le bombe atomiche sganciate dagli americani su Hiroshima e Nagasaki (rispettivamente il 6 e il 9 agosto 1945) provocando circa 200 mila morti e cambiando il corso della storia in modo irreversibile. La musica viene ricordata come Eve Of Destruction (la vigilia della distruzione) motivo cantato da Barry McGuire nel 1965 o la Old Man Atom nell’interpretazione di Sam Hinton.  Si parla del lavoro di Greenpeace e la loro protesta contro i test nucleari, della battaglia per le acque pulite e il disboscamento delle foreste, inquinamento globale, i disastri di Bhopal, Chernobyl.

Matteo Ceschi è bravo nello spiegare la genesi di canzoni come Morning Dew, l’inno pacifista-ecologista della canadese Bonnie Dobson (1962), interpretata da Tim Rose (1966), Grateful Dead (1967), Jeff Beck e Rod Stewart nel 1968.

Si parla di disobbedienza civile per denunciare le politiche guerrafondaie dei governi, come nel caso di Ed Sanders nel 1961, membro fondatore dei Fugs, un collettivo politico-poetico-musicale con base a New York e legato tra gli altri al poeta beat Allen Ginsberg

Il fermento musicale, civile e politico lo si ravvede in molte canzoni: What About Me (dicembre 1970), dei californiani di San Francisco Quicksilver Messenger Service, in cui si descrivevano i meccanismi di difesa delle grandi aziende sostenute dalla politica; Ecology Song di Stephen Stills; Mercy Mercy Mercy (The Ecology) di Marvin Gay.

I musicisti coinvolti radiografati sono molteplici: Pete Seeger,John Denver, John Prine, Moody Blues, John Mayall, Black Sabbath di Ozzy Osbourne (Iron Man e War Pigs in cui c’è la rivolta all’inquinamento e alle questioni ecologiste), Ronnie James Dio (Children Of The Sea), Pearl Jam (Do The Evolution), Neil Young (attento a denunciare l’operato di politici come Nixon e Bush) che aveva già tentato un approccio alle tematiche ambientalistiche con i brani After The Goldrush, Mother Nature, il documentario Greendale.

 

 

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