Il libro fotografa Bologna-fine anni ’70, città ricca di fermenti e movimenti, culturali e politici. Raccoglie i racconti di chi ha vissuto quei momenti. 1970: nasce il DAMS (fucina culturale alternativa); 1972: viene inaugurata la GAM (Galleria d’Arte Moderna). Altri eventi: nasce l’Italian Records; si formano gli Skiantos, Gaznevada, Confusional Quartet, Luti Chroma.
1 giungo 1980: concerto dei Clash in piazza Maggiore, al termine della Rassegna Musicale Ritmicittà, che segna l’apice di una stagione culturale descritta dagli autori, da Walter Vitali (ex-Sindaco di Bologna), Red Ronnie, Laura Carroli (Attack Punk Records).
Il libro contiene 100 pagine dedicate allo show, con: foto, stralci della stampa dell’epoca, testimonianze di Ernesto Assante, Ernesto De Pascale, Massimo Buda, Marino Severini.
I Clash sono in tour per presentare l’album “London Calling”. Il loro sound è influenzato dal rhythm & blues, e dall’avanguardia. Lo show inizia in ritardo. Il batterista (Topper Headon), assente in alcune canzoni, viene momentaneamente sostituito. Lo spettacolo è grandioso, nonostante i vari contrattempi.
2 agosto 1980: finisce il decennio culturale-alternativo di Bologna, con l’attentato alla Stazione che causa la morte di 85 persone.
(mescalina.it)
“Quello che tutti coloro che si trovavano in Piazza Maggiore in quel primo giugno 1980 non potevano però sapere è che a soli due mesi dal quel concerto – che Steno ha definito ‘un momento di luce’ – la città avrebbe subito l’attacco più drammatico e sanguinoso della sua storia recente: l’attentato alla stazione ferroviaria del 2 agosto avrebbe purtroppo dimostrato che – nonostante tutti i cambiamenti portati da quel 1980 – i ‘lunghi anni settanta’ dovevano ancora finire sia per Bologna che per l’Italia”.
(rollingstone.it)
The Baker (storico roadie dei Clash): “Il ritardo di Topper non aveva nulla a che fare con le droghe (a differenza di quanto insinuato). L’addetto alla sicurezza della band (Ray Jordan) che lo stava conducendo da Nizza a Bologna in macchina, si era perso (in quegli anni non c’erano i cellulari o il GPS), quindi nessuno sapeva dove fosse Topper o se gli fosse successo qualcosa. Io avevo già fatto il soundcheck della batteria e tutta la strumentazione era stata accordata, testata e preparata per il concerto. Aspettammo Topper fino all’ultimo momento, a un certo punto iniziammo a pensare che gli doveva essere capitato qualcosa di grave”.
La rivista online Slowcult.com: “Il pubblico, travolto dal treno in corsa di Clash City Rockers, inizia a pogare ed ondeggiare vertiginosamente. Mick Jones corre e salta in lungo ed il largo imbracciando la sua Gibson Melody Maker, Paul Simonon, gigante col suo basso Fender all’altezza delle ginocchia, ondeggia dolcemente ed appare più statuario e dinoccolato; Joe Strummer, con la sua voce al vetriolo, urla al mondo ai suoi piedi le sue storie di periferie urbane, accompagnandosi con la sua Telecaster decorata da adesivi colorati e stelle a cinque punte”.
“Fu uno dei concerti più intensamente coinvolgenti e decisamente gratificanti che la band abbia mai suonato e i Clash furono davvero grati ai fan bolognesi per la loro la pazienza e la lealtà che avevano dimostrato”.