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La libreria di Radio Tolfa Europa

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La primavera degli scomparsi (Anna Kantoch)

(thrillernord.it)
Katowice, Bassa Slesia. Krystyna, poliziotta in pensione, conduce una vita monotona, dividendosi tra camminate, giardinaggio e indigestione di serie tv. A distanza di molti anni un avvenimento però continua a tormentarla: la scomparsa del fratello Romek, avvenuta in circostanze misteriose durante una gita sui Monti Tatra nel 1963. Della sfortunata comitiva di cinque amici era tornato solo Jacek che, sospettato di aver causato la morte dei compagni, aveva fatto perdere le sue tracce. Un bel giorno Krystyna lo rivede e scopre che l’uomo ha assunto una nuova identità. Decisa a farlo confessare, lo segue e si introduce in casa sua armata di coltello. Giallo coinvolgente che parla di vecchiaia, solitudine e famiglie che vanno in pezzi. “La primavera degli scomparsi” apre una trilogia di grande successo in Polonia.

(doppiozero.com)
La primavera degli scomparsi è il primo capitolo di una trilogia già insignita in Polonia come miglior romanzo poliziesco. La narrazione si snoda tra morti, inchieste, ricostruzioni, immersioni in un passato intricato. Si scorge qualche analogia con la giallistica scandinava di cui in Italia sono conosciuti esponenti come Indriðason, Mankel, Larson, Holt.

Requiem di provincia (Davide Longo)

(goodreads.com)
Il dirigente di un grande gruppo industriale è in coma con un proiettile nella testa. Qualcuno gli ha sparato a sangue freddo sul pianerottolo di casa. Sono cose che non capitano mai nella tranquilla provincia piemontese. È il 1987, Corso Bramard è commissario di polizia e Vincenzo Arcadipane è il suo braccio un salto indietro nel tempo, all’origine di tutto ciò che ha reso unici e indimenticabili questi personaggi. Davide Longo scrive un romanzo dall’atmosfera inquieta. Senza rinunciare al suo misurato umorismo, tesse la trama di una vicenda imprevedibile, che sorprende fino all’ultima pagina.

(milanonera.com)
La provincia piemontese descritta da Longo fa da ambientazione a un delitto che colpisce il principale astro di tutto il sistema aziendale su cui poggia il microcosmo di Casalforte: Eric Delarue, dirigente della citata fonderia. L’esecuzione è da manuale, premeditata con tanto di passamontagna e realizzata all’interno del suo attico. Sospeso tra la vita e la morte, Eric Delarue rimbalzerà da una clinica all’altra accudito dalla moglie Dora Dasei, discendente di una delle migliori dinastie orafe venete. A indagare sul caso ritorna la coppia formata dall’ispettore Arcadipane e Corso Bramard, commissario fino al primo provvedimento disciplinare. È Bramard l’eroe schivo di tutto il romanzo, cui fa da scudiero il più simpatico e ironico Arcadipane, che si ritrova a fare da Watson della situazione.

Longo ha la capacità di rendere viva ogni scena con le sue descrizioni taglienti ma vive. Le pennellate di Longo sono realisticamente impietose, le sue battute sarcastiche centrano sempre l’essenza delle cose, riuscendo a tratteggiare i personaggi con sagacia. Le tipologie umane e i loro sentimenti sembrano farsi strada nella quotidiana guerra del vivere.

 

 

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