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“La siccità” di Guido Conti è in primis un romanzo di formazione. É un omaggio all’Oltrepò e alla sua gente che resiste alla trasformazione e all’annientamento che porta con sé la modernità. É un inno al legame autentico che si stabilisce con la terra natìa, nei confronti della natura di verghiana memoria con le sue contraddizioni, tanto malvagia quanto accogliente e protettiva. I sentimenti che guidano i personaggi sono: alacrità, dolore, solitudine, perdita di affetti, rabbia e vendetta verso le ingiustizie sociali. Gli agricoltori lavorano e lottano duramente e, impotenti di fronte alla siccità, soffrono in silenzio. Ma restano e combattono, perché amano la loro terra, dove la natura ha un’anima. Guido Conti dichiara di essersi ispirato ai racconti che compongono la trilogia di Romano Bilenchi, “La siccità” “La miseria”, “Il gelo”, riuniti nel volume “Gli anni impossibili”. Dei racconti riprende temi come l’esplorazione del mondo dell’adolescenza e il conseguente passaggio all’età adulta e la spietatezza della natura che richiama la sterilità sociale. A un secolo di distanza Conti si fa portavoce dell’impatto socio-economico che i cambiamenti climatici hanno sulle comunità rurali, quali i disordini sociali e il rischio delle ondate di malcontenti, inducendo a una urgente riflessione etico-morale, prima su tutte la responsabilità delle scelte individuali nei confronti delle generazioni future.
(ilcielodiparma.it)
Non è solo uno spunto di attualità ad avere indirizzato Guido Conti verso La siccità come titolo e come tema del suo ultimo libro. Qui è l’Oltrepò Pavese a fargli da sfondo, e ad offrirgli un sentiero, di terra secca, che ha saputo seguire da narratore di qualità e di cuore, come si è imposto ormai da tempo.
La siccità è una piaga del nostro tempo con la quale ci stiamo abituando a fare i conti in tante zone d’Italia. Una aridità che strangola i raccolti e chi ne vive. Conti ne segue le tracce e le crepe, nella terra come nella crescente impazienza degli agricoltori, sempre più disperati e a volte rassegnati nei confronti di una Natura ormai matrigna e nemica. Diminuiscono i raccolti e tutto inevitabilmente influisce anche sui rapporti umani.
Il libro segue tutto questo attraverso gli occhi e i dubbi di Andrea, che ha appena concluso l’anno scolastico e si ritrova quindi “condannato” alla lontananza dagli amici e alla convivenza con gli adulti della sua famiglia. É un’estate che lo farà crescere, ma è anche un’estate colma di dubbi. Uno scenario cupo, davvero secco, nel quale Conti dissemina personaggi, atmosfere e situazioni che invogliano alla lettura, come quei coltivatori si ostinano a cercare di far vivere quella terra, quelle coltivazioni, quelle piante.