(thrillerlife.it)
Interessante, con atmosfere d’altri tempi raccontato ai giorni nostri, con un pizzico di British humor e Anthony Horowitz che fa da narratore: queste sono le premesse di Detective in cerca d’autore. A prima vista sembra che faccia un po’ la parte di Watson, che segue fedele uno Sherlock Holmes sbucato dal nulla che gli ha chiesto di scrivere un libro giallo sull’omicidio della signora Cowper e dividere i profitti con lui al 50%.
Sembra un caso facile e, per uno scrittore che è a corto di idee creative, sarebbe una passeggiata scrivere un buon libro. Sembra che l’autore sparisca, che si metta al servizio del detective Hawthorne e, in alcune occasioni, che lo finanzi dato che lui è a corto di soldi.
Horowitz si prende quasi tutta la scena e scopriamo molto della sua vita personale e professionale, come crea, come pensa quando deve scrivere un libro, cosa aggiunge e cosa toglie al suo personaggio. Gioca Horowitz con il suo nuovo detective, lo rende burbero, antipatico, quasi geniale, freddo e distaccato e anche omofobo. Lo fa con stile e una buona dose di British humor, prendendo un po’ spunto da Sei personaggi in cerca d’autore di Pirandello. Ci presenta il detective Hawthrone e lo segue nelle sue indagini sulla morte della signora Cowper, prendendosi anche qualche dubbio su come finire il libro, nel caso in cui non fosse in grado di trovare il colpevole. È un gioco continuo tra la sua realtà di scrittore, la quotidianità degli appuntamenti con l’agente, su cosa e come scrivere, contrapposta al contrasto del giallo inventato e dal suo detective che intuisce dai piccoli dettagli, parti molto importanti di vita quotidiana dei protagonisti di questo romanzo.
All’inizio del giallo Horowitz viene ripreso dal suo detective perché durante le prime scene del libro troviamo la signora Cowper che va all’agenzia di pompe funebri; in queste pagine lo scrittore ha inserito particolari come il campanello che suona sulla porta o la Montblanc, che non c’erano nella realtà, oppure nella finzione. Sembra di essere davanti ad un palcoscenico dove è in corso uno spettacolo. Esilarante il passaggio dove Horowitz è in riunione con due grandi registi, Steven Spielberg e Peter Jackson per la realizzazione di un progetto ed improvvisamente arriva Hawthrone a disturbare il tutto e a concluderlo, facendogli perdere un’incredibile opportunità.
Un perfetto miscuglio di realtà e finzione, dove lo scrittore mostra una trama ben congegnata di un giallo e come ragiona uno scrittore per elaborare questa trama, renderla credibile e trovare il colpevole prima del suo detective.
(thrillernord.it)
Anthony Horowitz viene coinvolto dall’ex poliziotto Hawthorne, che ha conosciuto durante la sceneggiatura di una serie televisiva, nell’indagine sul brutale omicidio di un’anziana donna massacrata in casa, con lo scopo di scrivere un libro sull’inchiesta. Anthony Horowitz è diventato uno dei giallisti contemporanei più interessanti.
(milanonera.com)
Antony Horowitz accetta di scrivere un giallo sull’indagine che l’ex poliziotto e ora consulente della polizia Daniel Hawthorne sta conducendo. Hawthorne è un uomo insopportabile e pretende che il libro sia scritto come vuole lui. Horowitz è affascinato dalla storia che i due stanno seguendo e comincia a scrivere il libro che si preannuncia come un best seller, i cui guadagni verranno divisi a metà. Nasce una nuova coppia di investigatori che darà vita a un’altra serie di un prolifico scrittore che segue la tradizione del miglior giallo classico all’inglese, rivisto in chiave moderna e ha prodotto libri di successo, serie televisive, sceneggiature, film. Giallo d’intelletto, con dettagli puntigliosi e qualche lentezza, ma con l’immancabile colpo di scena finale.