(rollingstone.it)
Labrancoteque: “Una egozine autoprodotta artigianalmente, una sorta di diario/confessione in Pdf, circolato a suo tempo quasi clandestinamente e che ora vede la luce in versione cartacea, dove attraverso aneddoti, interviste, ritagli di giornale, piccole note, riflessioni alte e basse, riusciamo a scoprire tutte le sue ossessioni, tutto il suo percorso intellettuale, i suoi drammi esistenziali, i rancori covati ma anche i suoi grandi amori e le sue passioni”, si legge nella presentazione.
Nella Labrancoteque si può godere di mirabili analisi antropologiche, anche partendo da argomenti musicali. Come nella recensione del disco dei Daft Punk considerato “un ottimo sottofondo per spolverare la libreria”. O nella retrospettiva sulla discomusic nata come “espressione degli apolitici”. Passando alla cena con Paola e Chiara nel periodo in cui si ritirarono dalle scene e quella frase che alla fine gli disse il poeta Aldo Nove: “All’inizio eravamo intellettuali da una parte, cantanti dall’altra, ma dopo siamo diventati tutti gli stessi disperati”. Fino alla descrizione di un volo low cost verso Londra pieno di “aspiranti designer italofobi, intimiditi frequentatori dei GREST oratoriali alla loro prima avventura volante, fan appesantite degli One Direction stoltamente convinte di scoparsi a breve una nazione di maschi graziosi come i loro idoli, legioni di gay “quarantenni ma giovanili” in look Mengoni (capello bananato e occhiale avvolgente) che appena possono volano lassù da amici pakistani con laundrette e già al gate hanno assunto quell’aria di sufficienza e disprezzo verso la madrepatria tipicamente arbasiniano”.
Ma c’è tanto altro in questa rivista: “Le ondate di calore. I delitti irrisolti tra buzzurri tatuati delle zone depresse. Le eccitazioni legate a Internet. Le manifestazioni con spettacolino cromatico al seguito (calzini azzurri, sciarpa bianca, popolo viola). Gli innamoramenti per il guru di turno. Quasi tutte le notizie di politica interna divise tra chi vede la luce e chi non vede più nemmeno la lampadina”.
(elledecor.com)
Tommaso Labranca era un brillante e coltissimo scrittore e autore televisivo. La sua figura si poneva tra Douglas Coupland e Alberto Arbasino, tra Ennio Flaiano e Michel Houellebecq. Autore di libri dai titoli come “Andy Warhol era un coatto”, “Estasi del pecoreccio” e “Chaltron Hescon”. Labranca scompare nell’agosto del 2016 a soli 54 anni.
Dopo aver iniziato la sua carriera negli anni 90, pubblicando con gli editori giusti e diventando autore televisivo nel momento d’oro e ricco della tv (con il programma cult “Anima Mia” e con il “Dopofestival di Sanremo” del periodo Fazio ), Labranca trova sempre nuovi pretesti per litigare con tutti e inizia a costruire progetti editoriali piccoli e indipendenti sfruttando l’Internet che gli permette di aprire mille siti e fanzine. Tra questi c’è Labrancoteque, rivista online durata 14 numeri intorno al 2013.