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Ernesto Bassignano

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Ernesto Bassignano è nato a Roma il 4 aprile 1946. Famiglia di origini piemontesi, suo zio era il celebre compositore Fiorenzo Carpi. Ha vissuto con la famiglia a Cuneo, e le Langhe e il cuneese resteranno sempre nel suo cuore. Da adolescente torna a Roma dopo consegue il diploma liceale, impara a suonare la chitarra ed inizia comporre i suoi primi brani. Nel 1964 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Roma, fa lo scenografo e lavora come attore al fianco di Gian Maria Volontè. Nella seconda metà degli anni ’60 si accosta alla canzone politica. Nel 1969 conosce Giancarlo Cesaroni, fondatore del Folkstudio. Insieme a Giorgio Lo Cascio, Antonello Venditti, Francesco De Gregori, dà vita al nuovo corso dello storico locale. Ha lavorato per la casa discografica It di Vincenzo Micocci, il quotidiano Paese Sera, Rai Radio Tre, Rai Radio Due, Rai Stereo Uno, Radio Uno, Radio Città Futura, è stato giornalista di Rai GR 1. Tra i suoi lavori ricordiamo:  D’Essai, Bassinger, La luna e i falò, Trend & Trend, Aldilà del mare, Vita che torni, Il mestiere di vivere, il progetto “Ritratti d’autore” dedicato all’artista genovese Umberto Bindi, Il Grande Bax. Da segnalare il libro Canzoni pennelli bandiere, supplì.

“Ho pagato il fatto di essere considerato un giornalista che canta. Sono un ex funzionario del PCI e questo è andato a volte a mio sfavore. Dico sempre ciò che penso”.

“Lo storico Folkstudio, a Roma, è stato un sogno fatto di fumo, di corridoi bui, di sangria. Un mondo straordinario in un’epoca rivoluzionaria. Arrivavano artisti che hanno scritto pagine importanti come Gato Barbieri, Mariangela Melato, Gian Maria Volontè, Elio Petri. Francesco Guccini, Giorgio Gaber, folk singer americani, grandi bluesman. Poi c’eravamo Antonello Venditti, Francesco De Gregori, Giorgio Lo Cascio ed io. Il nostro è stato un gruppo affiatato fino al 1972. Poi loro si sono dedicati alla discografia, io invece mi sono esibito alle Feste dell’Unità fino al 1976”.

“Nel 1975 ho realizzato, per la RCA, l’album Moby Dick, prodotto da Rino Gaetano. Purtroppo l’album non ebbe la giusta promozione. All’epoca preferivo cantare brani politici, suonare per la gente delle Feste dell’Unità. Ho capito che il “sogno comunista” stava svanendo quando Enrico Berlinguer mi prese da una parte e mi fece capire che le cose stavano cambiando”.  

“Negli anni ’70, artisticamente, mi collocavo vicino al Canzoniere Internazionale di Settimelli, il Nuovo Canzoniere Italiano di Giovanna Marini, Ivan Della Mea, Paolo Pietrangeli. Ero metà strada tra la canzone d’autore e la canzone di lotta. Le mie erano composizioni poetiche, liriche, ma allo stesso tempo impegnate”.

“Gli anni della mia giovinezza, a Cuneo, sono stati fondamentali per la mia formazione.  Mi sono sempre considerato romano d’adozione, ma con lo spirito tra quelle montagne, un intellettuale e un politico della Capitale con le storie partigiane nel cuore”.

“Grazie al grande Fiorenzo Carpi ho avuto la fortuna di conoscere dei miti come Giorgio Strehler, Ornella Vanoni, Dario Fo”.

“Ho prodotto Sergio Caputo, Mimmo Locasciulli, Grazia Di Michele. Ho contribuito a far conoscere Rino Gaetano al Folkstudio. Ho lavorato nel mondo delle radio, non solo RAI, e delle tv private. Ho visto “nascere” Carlo Verdone e Roberto Benigni. Quella degli anni ’70, tra cantine e teatrini “off off”, è stata un’epoca irripetibile”.

“Uno dei miei ultimi lavori si intitola Vita che torni, con canzoni ispirate alla mia nuova vita artistica, ma anche alla mia Cuneo, la mia gioventù tra campi, mangiadischi, biciclette e il rock di Elvis Presley. Ne Il mestiere di vivere” racconto la nostalgia di anni di cultura alternativa, di lotta, di speranze disilluse. Mi rivolgo a quelle persone che, come me, non sono stanche di sperare”.

 

 

 

 

 

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