Sonia Bergamasco (attrice, regista teatrale, pianista)

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Sonia Bergamasco: diploma da pianista al Conservatorio di Milano e quello alla Scuola del Piccolo, partenza in compagnia con Strehler, quindi una serie di incontri unici (Giorgio Strehler, Franco Battiato, Carmelo Bene, Checco Zalone, Zubin Metha, Antonio Albanese, i fratelli Bertolucci, Camilleri, Irène Némirovsky, Roberta Torre), le sue regie di teatro e di opera.

“Quando ero piccola la musica era nell’aria a casa. Una mia zia era una cantante molto promettente, che non ha proseguito. Mia nonna amava l’opera, mio nonno paterno canticchiava arie d’opera. Mia madre mi ha avviato al pianoforte. A dieci anni sono entrata al Conservatorio. E’ stata un’esperienza impegnativa per la chiusura monastica che ho percepito, e che ho anche un po’ subìto”.

“Mio padre è morto che aveva appena 48 anni. Io ne avevo 18.  giovanissimo, Ho sentito la necessità di capire cosa volevo e potevo fare. Mi ha attratto il bando della scuola di teatro. Mi hanno preso per la musicalità del mio modo di affrontare le prove. Li ha colpiti una sorta di solfeggio nel mio modo di recitare”.

“Il film “La meglio gioventù” è stato un punto di svolta. Eravamo un gruppo di giovani attori giovani: io, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio, Alessio Boni, Maya Sansa, Jasmine Trinca, Claudio Gioè, Valentina Carnelutti, Adriana Asti. Un’opera innovativa, fatta per la tv e lanciata al cinema”.

“Ho fatto tanta tv: De Gasperi di Liliana Cavani, Tutti pazzi per amore di Riccardo Milani e scritto da Ivan Cotroneo, Montalbano”.

“Un lavoro che ho amo tanto è Chi ha paura di Virginia Woolf? di Antonio Latella. Desideravo recitare con Antonio e con Vinicio Marchioni. Generosità e brillantezza rare”.

“Il teatro è valore necessario della mia vita. Senza nulla togliere al cinema e alla buona televisione. La mia primissima formazione è musicale. Sapere suonare uno strumento e articolarlo. Questa è l’essenza dell’interpretazione”.

“Fin da bambina io viaggio molto anche da ferma. Anche il mio mestiere ha a che vedere con la capacità di sognare a occhi aperti. Creo addirittura delle colonne sonore per le avventure immaginate”.

“Le ragazze di oggi sono molto consapevoli di avere gli stessi diritti dei ragazzi. Le battaglie fatte in passato continuano a essere fondamentali per le giovanissime. La mia vita di ragazza non aveva le parole e i mezzi di difesa e di reazione che oggi loro posseggono”.

“Ascolto moltissimo il jazz, Billie Evan, musica classica, Bach, e il rock”.

“Giorgio Strehler e Carmelo Bene sono state due figure centrali nella mia vita. Strehler era un uomo irruento, ti faceva battere il cuore. Era una leggenda in carne e ossa. Carmelo Bene è arrivato nel momento giusto della mia vita professionale”.

“I miei autori letterari di riferimento sono stati: Emily Dickinson, la Bachmann, Amelia Rosselli, Rilke, Maria Grazia Calandrone. E naturalmente Dante, Tolstoj, Balzac, Cechov, Virginia Woolf, Annie Ernaux”.

“Sono stata sempre attratta dal teatro musicale. Ricordo, quando frequentavo i primi anni di Conservatorio, le serate alla Scala per assistere alle nuove produzioni di Stockhausen. Il “repertorio”, Puccini, Verdi, Bellini, era invece uno spettacolo che seguivo dal palco di una zia abbonata alla Scala. Dopo il diploma, attraverso la pratica del mestiere d’attrice, mi sono resa conto di quanto la matrice musicale fosse imprescindibile nel mio percorso. Non ho mai abbandonato la musica, ho cercato negli anni di intrecciare più profondamente i due linguaggi”.

“Mi sento molto legata a Franca Valeri. Tutte noi siamo in debito con lei. Donna di cultura e anche di musica. Ha fatto importanti regie d’opera”.

“Tra i film che amo di più ci sono “Il cacciatore” di Michael Cimino e “Bright Stars” di Jane Campion. Giuseppe Bertolucci è stato un amico, un maestro, un’artista con cui ho condiviso una bella parte di cammino, sia a teatro con Karénina, sia al cinema con L’amore probabilmente”.

 

 

 

 

 

 

 

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