(metallus.it)
Accompagnato da una ventina di musicisti di fama mondiale (tra i quali: Joe Bonamassa, Tommy Shaw degli Styx, i cantanti David Pack e James Durbin, il batterista Danny Thompson), Parsons torna con undici nuovi brani. “From The New World” rimane un album estremamente elegante e compassato. Lavoro saldamente ancorato al passato.
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Alan Parsons torna con un nuovo album dopo “The Secret” del 2019 e i due ottimi live, tra cui quello con l’orchestra a Tel Aviv. Il sound: pop, progressive rock, rock, AOR e alcuni inserti di musica elettronica e ricordi di pinkfloydiana memoria.
(melodicrock.it)
Con “From The New World” Alan Parsons va a pescare nel suo classico ambito compositivo, un soft rock con accenni prog ed una superba capacità di creare atmosfera.
Parole & Musica: Alan Parsons
Alan Parsons è un protagonista della musica internazionale. Prima di dedicarsi alla carriera solista ha collaborato, come ingengere del suono e produttore, con i Beatles (“Abbey Road”, “Let It Be”), Pink Floyd (“Atom Heart Mother”, “The Dark Side Of The Moon”), John Miles, Paul McCartney, Wings, Hollies, Steve Harley, Al Stewart, Steven Wilson, Ambrosia. “From The New World” è il suo ultimo album.
“From The New World era il titolo della Sinfonia n.9 in Mi minore del compositore Antonín Leopold Dvořák. Da tempo desideravo realizzarne una versione rock con un’orchestra. Il Nuovo Mondo sono le Americhe”.
“Il 30 gennaio 1969 ero presente all’ultima esibizione dei Beatles, sul tetto dell’Apple Building. Era circa mezzogiorno, faceva molto freddo. Salimmo sul tetto dell’edificio della Apple Corps, in Savile Row 3 a Londra. Con John, Paul, George e Ringo c’era anche il pianista-tastierista Billy Preston. Suonarono una manciata di pezzi in versioni differenti: Get Back, Don’t Let Me Down, One After 909, I’ve Got A Feeling, Danny Boy, Dig A Pony. Il tutto durò 42 minuti circa, poi arrivò la polizia, chiamata per fermare la performance che disturbava la quiete pubblica. Intanto il traffico nella strada sottostante era in tilt. John Lennon scherzando disse: “Speriamo di aver superato il provino”. Le cineprese del regista Michael Lindsay-Hogg filmarono tutto per poi inserire parte delle immagini nel film Let It Be. In mattinata il tecnico della registrazione, Glyn Johns, mi mandò ad acquistare calze di nylon da Marks and Spencer per metterle sopra i microfoni, evitando così che catturassero il rumore del vento. L’ingegnere del suono era Geoff Emerick”.
“Quando ho collaborato alla realizzazione di Let It Be dei Beatles ero anche il chitarrista di una piccola band. Suonavamo in un club di Soho a Londra. Subito dopo l’esperienza coi Beatles ho capito che il mio futuro era in studio. Durante la collaborazione con i Pink Floyd lavoravo così tanto da non potermi permettere svaghi”.