“Sarò sempre grato all’allenatore Carlo Mazzone. Il nostro rapporto è stato caratterizzato da stima e amicizia sincera. L’ho sempre apprezzato come uomo e come allenatore. Mi ha messo nelle condizioni di vivere splendidamente gli ultimi anni della mia carriera nel Brescia. Mi ha insegnato la semplicità. Abbiamo raggiunto traguardi importanti. E’ stato come un secondo”.
“Sono stato allenato da grandi tecnici. Purtroppo a volte i rapporti si sono incrinati per qualche piccolo screzio. Il pubblico mi ha sempre dimostrato il suo affetto: se giocavo bene parlavano di me, se non andavo criticavano l’allenatore o la società. Personalmente non ho mai fatto niente per oscurare i miei compagni, e tantomeno un allenatore”.
“Il calcio è ormai ridotto a velocità, resistenza e durata. Non c’è più il fascino di una volta”.
“Prima dell’era Sacchi, venivamo da un calcio in cui ognuno doveva inventare. Non c’era una cultura calcistica. Quello che sapevamo lo avevamo imparato dalla strada”.
“Paolo Maldini è stato il difensore più difficile contro cui ho giocato. Quando te lo trovavi davanti sapevi che non passavi. Era grosso, forte di testa, di destro, di sinistro”.
“Nei confronti di Firenze avrò sempre un grande senso di gratitudine. Durante i due anni di stop a causa di un infortunio al ginocchio la gente mi è stata vicino, incoraggiandomi a non mollare”.
“Il talento ha bisogno di tanta determinazione, coraggio, sacrificio. Il mio è stato frutto delle tante ore di calcio giocato per strada”.
“Il calcio mi ha insegnato valori importantissimi. Mi ha fatto diventare uomo. Grazie al calcio ho potuto fare un’infinità di esperienze che sono il mio bagaglio nella vita di tutti i giorni”.
“Ho avuto la fortuna di misurarmi con grandissimi campioni. Il migliore di tutti è stato Van Basten. Purtroppo non ha potuto giocare per tanti anni come avrebbe merit