“Il rap è un genere in cui la narrazione è esagerata, è uno sport molto muscolare, machista, ma non credo che sia così problematico”.
“Sono cresciuto con l’immagine dell’antieroe come positivo, come punto di arrivo. Vincere a tutti i costi, voler arrivare sempre più in alto non è una logica che mi appartiene. Nel cinema e nella letteratura gli sfigati sono sempre andati forte. Dalle sconfitte, in generale, dovremmo imparare tutti”.
“Sono un Millennial ma non mi sento di rappresentare la generazione. Se mi dicessero che ci sono riuscito, ne sarei davvero contento”.
“Ci sono dei punti di contatto tra il cantautorato e il rap, soprattutto per come abbiamo vissuto le origini del rap in Italia. All’inizio degli anni Novanta il rap era un genere schierato politicamente, cresciuto nell’ambiente dei centri sociali. Ma non sono certo il primo o l’unico ad aver reinterpretato il cantautorato in chiave hip hop. Altri artisti, come Coez o i Coma Cose, hanno fatto qualcosa di simile”.
“Nel corso della mia carriera ho spaziato tra diversi generi: rap, indie, cantautorato. Tutti questi generi musicali sono sicuramente parte di ciò che faccio. Musicalmente, una delle influenze più grosse è il primo Fabri Fibra. Per quanto riguarda il rock inglese, farei i nomi degli Arctic Monkeys e degli Stroke. Gli artisti italiani che mi hanno ispirato poi sono tantissimi, Giorgio Gaber, Fred Buscaglione, Daniele Silvestri, Samuele Bersani, Paolo Conte”.
“Il linguaggio dei giovani spesso non viene capito da quelli delle generazioni successive. Credo che alcune istanze che vengono portate avanti dai rapper, dai trapper, soprattutto dai ragazzi di seconda generazione, per quanto dette in maniera hardcore, molto ruvida, in realtà sono temi profondamente sociali e anche positivi”.
“Grazie ma no grazie si rivolge al conservatorismo che si sta diffondendo tra i ragazzi, terrorizzati dalla paura di “non poter più dire niente”, con l’obbligo di “difendere la lingua dagli asterischi”. Chi va in piazza lo fa “solo per fare macello”, chi sciopera lo fa “il venerdì per avere un weekend lungo” e il resto”.