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Sanremo 2025 – Marcella Bella, “Pelle Diamante”

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“Non ho mai sentito un pregiudizio sul fatto di essere del Sud. Mi sono sempre sentita pronta per il mondo e non mi sono mai piaciute le etichette. Ho girato tanto, dall’America al Giappone fino all’Australia, e in ognuno di questi Paesi scoprivo con quanta forza i nostri emigranti si sono fatti strada”.

“La prima volta che mi sono sentita indipendente è stata quando ho guadagnato qualcosa lavorando. La prima volta che mi hanno pagato ero con mio padre: cinquemila lire per cantare quattro canzoni. I miei non navigavano nell’oro, erano persone normali. La cosa più bella per me è stata poter regalare una casa alla mia mamma, vedere il suo viso e la sua contentezza nell’avere una casa tutta sua è stato incredibile. In generale mi sono sempre sentita una donna indipendente, una cosa che mi ha aiutato anche nella vita privata. Essere indipendente mi ha reso libera di scegliere chi amare. Purtroppo molte donne non se lo possono permettere”.

“Ho paura del nucleare, dei cibi che mangiamo, del virus che ci ha fatto capire che in un soffio può cambiare tutta la nostra vita. Essere meridionale mi ha aiutato nelle mie paure. I meridionali vivono giorno per giorno, hanno una filosofia di vita diversa dalle persone del Nord che amano programmare tutto e sono più precisi. Non sono una donna che ama parlare del passato ma neanche del futuro, Dobbiamo concentrarci su quello che facciamo oggi”.

“Vengo da una famiglia di artisti. Mio papà lavorava al mercato della frutta ma amava cantare opere liriche. Aveva un talento naturale e una bellissima voce da tenore. Cantava nel coro del teatro Massimo di Catania ed era intonatissimo. Quando ero bambina, mio fratello Gianni, che faceva musica a tempo pieno, a 14 anni si comprò una chitarra con i primi guadagni di qualche lavoretto. La suonava perfettamente, d’istinto. Dopo qualche mese cominciò a suonare anche il basso, poi la batteria e alla fine approdò alle tastiere. Era nato come musicista completo. Prendeva in mano qualsiasi strumento e lo suonava, componeva delle canzoni che accompagnava con la chitarra. Il maggiore per età è Antonio, professore di lettere e filosofia nei licei che gettò la cattedra alle ortiche e divenne autore di canzoni, fra cui la celebre “Canto straniero”. C’è poi Gianni, indiscusso leader della famiglia canterina, dopo ci sono io e infine Rosario, diplomato in pianoforte. Siamo cresciuti a pane e musica. Abbiamo un rapporto istintivo, quasi automatico con la musica: bello gioioso e felice”.

“Mio fratello Gianni era il genietto. Quando bussò alla casa discografica CGD rimasero impressionati. Portai una sua canzone alla Gondola d’oro, una rassegna che si svolgeva a Venezia. Io ci andai con “Hai ragione tu”. C’erano 100 cantanti. Vinse Romolo Ferri a pari merito con me. Dopo quel successo decisero di mandarmi a Sanremo. Il mio produttore Ivo Callegari mi fece da papà. La CGD mandò Gianni da Giancarlo Bigazzi, che all’inizio era diffidente. Poi capì le potenzialità di Gianni e mie. Bigazzi era una vecchia volpe, un vero scopritore di talenti. Cominciarono a lavorare assieme e ne uscì quel capolavoro che è “Montagne verdi”, canzone struggente, ricca di messaggi. La cantano ancora adesso”.

“Le balere sono state una grande scuola, un’esperienza molto formativa, durata 4-5 anni. Ai giovani artisti di adesso questa manca. Ho avuto la fortuna di lavorare con dei giganti come Bigazzi prima e Mogol dopo”.

“A un certo punto il rapporto fra mio fratello Gianni e Bigazzi si interruppe e iniziò la frequentazione con Mogol. Decisero di farmi fare un album. La prima canzone che venne composta è “Nell’aria”. Da quel momento è nata una nuova Marcella, fu la fine della me bambina, spopolò la donna che era sbocciata. Ho inciso delle sigle per Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, per Domenica in di Pippo Baudo e per Gran Varietà. E poi la canzone L’anima dei matti, presentata alla Bussola di Viareggio con l’orchestra. Ho avuto una collaborazione bellissima con l’artista Joe Dassin”.

“Sono felice di aver vissuto il meglio. Vent’ anni di divertimento puro. Ho condiviso la scena e la popolarità negli anni dei Beatles, dei Rolling Stones, Elton John, David Bowie. Abbiamo avuto musicalmente il meglio. Si guadagnava tantissimo. Ormai lavoro per beneficenza e canto per hobby. La musica è l’unica cosa divertente che ci rimane”.

“Sanremo significa moltissimo per me perché tutto cominciò su quel palco. Quando avevo quasi 18 anni i festival si facevano al Casinò, arrivai in finale in mezzo a tutti i big. Mi ritrovai a vivere una favola naturalmente. Ho dei ricordi meravigliosi perché dal nulla arrivai a essere conosciutissima”.

“Pelle diamante con l’orchestra è veramente bella, dal vivo ha una marcia, io stessa dò il meglio di me sul palcoscenico. Mi piace sentire il suono dei violini, il pianoforte, la batteria che ha una bella carica, mi diverto a cantare dal vivo”.

 

 

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