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Sanremo 2025 – Gaia, “Chiamo io, chiami tu”

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“L’esperienza ad Amici e Maria De Filippi mi hanno dato tantissimi strumenti per potermi affermare e per poter affermare la mia individualità”.

“Uso la scrittura e la musica per analizzare la mia vita e il mio vissuto. È il mio filtro”.

“Voglio essere un veicolo per quello che i miei angeli vogliono che io dica. Nelle mie canzoni c’è una proiezione di me, è come avere dei figli. Ci metto tutto quello che ho, poi le lascio andare nel mondo, devo lasciare che facciano il loro percorso e che abbiano la loro identità”.

“Per me il femminismo è anche integrazione. Esistono persone che viste da fuori sembrano femministe mentre dietro le quinte non lo sono”.

“Fare musica per una donna è più difficile. Alcune dinamiche ancora presenti nella società si traslano anche nella musica. Le opportunità che ci vengono date ce le prendiamo al volo. Rispetto a un tempo, stiamo anche imparando a fare rete tra noi. Le donne fino a poco tempo fa venivano messe una contro l’altra mentre gli uomini creavano le gang artistiche, ma stiamo riscrivendo le regole”.

“La mia spiritualità è la mia bussola. Provengo da una famiglia che ha sempre prestato attenzione a ciò che non si vede. Mia madre, le mie zie e le mie nonne sono sempre state un po’ magiche, con una forte connessione con loro parte spirituale. Mi hanno abituata ad avere un rapporto personale con me stessa, col mio universo interiore e con quello che ci circonda. Dio per me è come un’energia, una luce interiore che si propaga anche all’esterno e ci connette con tutti. È stata la mia salvezza, un modo per cercare sempre più autonomia”.

“Sono cresciuta con la musica brasiliana di Jorge Ben Jor. Cássia Eller è stata per me un free pass verso l’autenticità, mi ha fornito degli ottimi strumenti per affrontare la vita. Di Nina Simone apprezzo il reclamare uno spazio nella società per la comunità black. Amo i personaggi la cui voce sfiora la politica. Amo anche Beyoncé. Rosalía che rappresenta il mio modo di vedere il mondo dall’estetica alla sua cifra stilistica, Little Simz, perché con il suo rap dice la verità, Ayra Starr perché sono in fissa con la musica afro e amo il suo timbro vocale”.

“Mi sono formata culturalmente e artisticamente tra la Pianura Padana e i colori e le diversità etniche di San Paolo. Mia nonna brasiliana usciva di casa truccata, con perle e gioielli d’oro. Mia mamma veniva a prendermi a scuola con il turbante, i kimoni. Crescendo, ho compreso la libertà della sua presa di posizione. Mi rivedo nel suo bisogno di prendersi dello spazio e mi fa piacere provocare la reazione nelle persone”.

 

 

 

 

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