“Mi sono trasferito a Milano dopo la maturità. Ho venduto scarpe, sconti per la palestra fuori dalle metropolitane, ho lavorato in una cucina, in un panificio, in un bar, nei festival. La mia vita poi è cambiata. Ma non amo la vita agiata da artista che sta in casa ed esce solo la sera. Per fortuna io ho altri sfoghi, torno sempre dai miei amici, viaggio, vado allo stadio. Nella musica parlo di argomenti che non riguardano la musica”.
“La tana del granchio sarà la mia parte più intima, più profonda, quella delle grandi tristezze e delle delusioni, ma anche il posto in cui torni sempre. Spero che, attraverso la mia storia e le mie parole, qualcuno possa ritrovarsi in quel tipo di sensazione”.
“Sanremo per me è sempre stato un totem familiare, un appuntamento fisso per tutte le donne della mia famiglia: mia mamma, mia sorella, mia cugina, mia nonna. Io ho imparato a conoscerlo meglio da quando si è aperto un po’ di più ai giovani. Vengo dall’urban, e fino a qualche anno fa quel palco non era proprio il più adatto per il nostro genere. Quando si è capito che potevamo portare il nostro mondo lì, tutto è cambiato”.
“Gino Paoli, Luigi Tenco, i grandi della scuola genovese sono le fondamenta del cantautorato italiano. Ho sempre mischiato questi riferimenti con il rap”.
“L’amore è bello, ma è anche sofferenza. La fine di un rapporto importante è uno dei dolori più grandi che si possano provare. Provoca un senso di estraniamento dalla realtà, stai talmente male che vorresti scomparire”.
“Chi, come me, fa musica per necessità di espressione, senza considerare il giudizio esterno nel processo creativo, forse paga il prezzo di denudarsi. Si mostra sensibile, fragile, debole. In una scena rap che predilige tanti aspetti, magari machisti o semplicemente più street, in cui si deve mostrare una certa forza, spogliarsi così non arriva a tutti allo stesso modo. Quando si fa musica personale, quando la si scrive, non ci si rende conto che poi la ascolteranno tutti. In quel momento è tua, ma arriva il tempo di condividerla. Col tempo, in ogni caso, ho scoperto che denudarsi in musica toglie un po’ di zavorre dalla vita”.
“Io amo dissacrare, smontare un po’ le cose. Credo che io abbia dissacrato un po’ anche l’immagine del rapper, quindi sperimentare molto è una sorta di conseguenza. Buttarsi su generi diversi è puro divertimento, non cercare di andare incontro a un determinato pubblico. Io ho un range di ascolti molto ampio e questo si riversa anche nella mia musica”.