(alessandria.today)
Il libro ci introduce a un giovane Luigi Tenco, un ragazzo con sogni e passioni che si sviluppano nel corso della sua vita. Lo vediamo crescere, apprendere a suonare diversi strumenti musicali, creare una jazz band con gli amici e affrontare le sfide del servizio militare. L’autenticità emerge mentre Tenco scrive di nostalgia per casa e madre, inizia a comporre canzoni e si avventura nel mondo della musica con timidezza e trepidazione. La narrazione abbraccia ogni fase della vita di Tenco, offrendoci un ritratto completo dell’artista: dalle prime incisioni radiofoniche alla ricerca del successo, dall’intransigenza alle esperienze televisive, dalle interviste ai suoi amori.
(tuttorock.com)
Sono passati esattamente 57 anni dalla morte di Luigi Tenco (era nato a Cassine, in Piemonte, il 21 Marzo 1938, muore a Sanremo il 27 del mese di Gennaio 1967) ma non accennano a diminuire l’attenzione e l’affetto dei moltissimi che ancora oggi apprezzano le canzoni e la carica innovativa e venata di malinconia del suo messaggio artistico. Tenco, come Bruno Lauzi, Gino Paoli, Umberto Bindi, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Giorgio Calabrese, i fratelli Gian Franco e Gian Piero Reverberi, Celentano e altri ancora, inizia la sua carriera artistica verso la fine degli anni Cinquanta. Lodevole l’iniziativa di pubblicare gli scritti tenchiani che prendono la forma di opera in gran parte inedita comprendente non solo i temi da Luigi Tenco svolti a scuola ma anche le lettere, i diari, gli abbozzi di racconti e sceneggiature, le interviste. Tutti i materiali citati e compresi nel libro, unitamente alle ultime dichiarazioni rilasciate durante il Festival di Sanremo del 1967 compongono il racconto autobiografico della sua vita e del suo pensiero.
(casalenews.it)
Quattrocentoquaranta pagine che raccolgono lettere, racconti e interviste, in parte inedite, del polistrumentista alessandrino, il quale, nei suoi appena 28 anni di vita, contribuì a rivoluzionare la canzone cantautorale italiana, introducendo uno stile denso di temi sociali, di ideali e di spessore. Il volume raccoglie temi scolastici, lettere, diari, abbozzi di racconti e di sceneggiature, interviste e le ultime dichiarazioni di Tenco durante il Festival di Sanremo del 1967. Gli autori hanno potuto cogliere risvolti nuovi di un Tenco più intimo, intransigente e curioso allo stesso tempo, ma anche ironico.
(danilaelisamorelli.wordpress.com)
Una sorta di “autobiografia impossibile” in cui, a distanza di quasi sessanta anni dalla morte, è lo stesso Tenco a raccontare la sua vita, i suoi pensieri, le sue emozioni, i suoi incontri. Pagina dopo pagina, il lettore vede l’autore di “Ciao amore ciao” e di “Mi sono innamorato di te” crescere, imparare a suonare il sax, la chitarra e il pianoforte, mettere in piedi una jazz band con gli amici, partire per il servizio militare, avere nostalgia di casa e di sua madre. Lo guarda iniziare a comporre ed interpretare canzoni, riuscire nell’impresa di incidere un disco e di ascoltarlo trasmesso in radio e poi lo scopre combattuto tra la ricerca del successo e l’intransigenza mentre va in televisione, rilascia interviste, si cimenta come attore, trova e perde l’amore. L’opera permette di conoscere a 360 gradi una figura centrale del panorama cantautoriale italiano, una personalità creativa e anticonformista per certi versi in anticipo sui tempi, umile e allo stesso tempo consapevole del potere delle parole e delle canzoni.
(criticaletteraria.org)
Emerge il ritratto di un artista contro. Autentico verso sé stesso e verso i valori in cui credeva, quelle convinzioni che desiderava esprimere cantando, e contro la mediocrità della gente, contro gli imbellettati sorrisi privi di sincerità, contro le canzonette simpatiche che regalano soldi e notorietà, ma non dicono nulla di interessante. Comparato a Jacques Brel, giornalisti, pubblico e cantanti cercavano di incassettarlo dentro a un ruolo. Nel 1959 lascia la facoltà di Ingegneria e si iscrive a Scienze politiche, nello stesso anno nasce il termine “cantautore”, ma Tenco suona ancora soltanto per hobby. Anche quando inizia a cantare inventerà degli pseudonimi per rimanere anonimo, per non dare l’idea che questa sia la sua vera carriera. Sua madre, verso la quale rimane sempre molto legato e a cui dedica la meravigliosa e potentissima «Vedrai, vedrai», non lo vorrebbe. Appassionato di ciclismo, ammette che gli sarebbe piaciuto fare il geologo o l’archeologo, lavorare viaggiando. Le sue ispirazioni erano Bertold Brecht, Chet Baker e Nat King Cole, tra gli altri. Era un uomo serio e maturo con gli anni di un ragazzo, e di cose da dire ne aveva parecchie e aveva voglia di dirle, di trasmetterle alla gente attraverso la sua voce nitida e malinconica. Il mercato dell’epoca non era pronto, alcune sue canzoni divennero “canzoni proibite”, perché gli premeva protestare contro la corruzione, il burocratismo, il qualunquismo. Testi che parlavano di sesso e di politica in modo ardito; testi antimilitaristi e sull’immigrazione come “Li vidi tornare” e “Ciao amore”. Raccolta importante perché serve a far parlare Tenco con le sue parole.