(mescalina.it)
Vivo dal vivo 2010 – 2023 raccoglie 120 concerti visti e fotografati, arricchiti da racconti e interviste agli artisti incontrati nel backstage, da sequenze fotografiche tematiche. Imperdibile è la galleria Mani e piedi: il corpo che si fa musica. Il libro assume anche un prezioso significato documentaristico, poiché alcuni di questi concerti sono irripetibili: Leonard Cohen, Prince, Burt Bacharach, Ezio Bosso, Pino Daniele, Franco Battiato; Ivano Fossati, emozionante il resoconto dell’ultimo suo concerto.
Ci sono molti musicisti giovani, come Benjamin Clementine o Lana Del Rey, e rappresentanti della scena indie, Giulio Casale, Salmo, della world music come Nour Eddine Fatty, i Tinariwen, di jazz e blues. Coinvolgenti sono le descrizioni del concerto di Nick Cave, di Peter Gabriel.
Massarini si muove in Italia (Roma, Milano, Torino, Bracciano, Perugia, Locorotondo), Europa (Copenaghen per Paul McCartney, Berlino per Clapton – Winwood) e anche altrove (Istanbul per Mercan Dede, New York al Greater Refuge Temple). L’autore è capace di trasformare la musica in immagini, le immagini in parole, che a loro volta ridiventano musica.
(linkiesta.it)
Carlo Massarini racconta tredici anni di concerti che lo hanno fatto emozionare: da Prince a Battiato, passando per Bob Dylan, Sting, Benjamin Clementine, per arrivare a Salmo e Travis Scott. Una testimonianza fotografica e interattiva, grazie ai qr code che rimandano ai video delle performance dei generi più disparati.
Carlo Massarini: “La musica tende a diventare una, con sempre meno differenze grazie alle contaminazioni. Il mio gruppo preferito erano i Traffic e anche i Little Feat. L’arte è al di là delle bandiere etniche e nazionali, viaggia senza passaporti”.
“Dal vivo il suono è molto potente e c’è la persona. Dal vivo ti aspetti di essere portato da un’altra parte. Non vai a un concerto per sentire della musica, ma per sentire un legame con la persona che sta lì e quella è la magia, l’alchimia. Ognuno comunica in maniera diversa, chi è molto bravo riesce a farti trascendere, a portarti da un’altra parte e farti dimenticare tutto per un’ora, due ore o quello che sia”.
“Rispetto a quarant’anni fa i concerti sono diversi: ora sono spettacolo, divertimento, intrattenimento, mentre una volta era ricerca musicale. Penso agli U2, a Vasco, ai Depeche Mode, concerti sostenuti da un apparato fantastico, che riempie gli occhi, molto ricco a livello visuale, per il quale sono stati investiti molti soldi e dove c’è altrettanto lavoro dietro. Poi ci sono i concerti piccoli nei club. Li trovo molto più belli che andare a un concerto in uno stadio, dove è tutto bellissimo, ci sono delle corali fantastiche, ma tu stai a centocinquanta metri e la figura la vedi solo negli schermi”.
“La musica è qualcosa che unisce. I festival sono dei luoghi dove la gente si raccoglie in un momento di aggregazione pacifica. La musica è guarigione, per molti è riuscita a lenire le ferite nei momenti difficili. La musica è anche sciamanesimo”.