(informazionecorretta.com)
A conclusione de Il terzo tempio il protagonista, un rabbino, va al mercato per comprare e portare a casa frutta e verdura. Quel finale, un bagno nella realtà quotidiana, arriva dopo quasi novanta pagine di dialoghi serrati dove i temi in sottofondo sono il Messia, il messianesimo, l’identità ebraica, le regole, i precetti e il loro rapporto con le cose umane: amore, eros, gelosia, voglia di felicità. La scena conclusiva è un omaggio dell’autore a un grande poeta israeliano del Novecento, Yehuda Amichai, che in una bellissima poesia racconta la sua visione della redenzione a Gerusalemme: un uomo che porta a casa la verdura appena acquistata al mercato. Yehoshua ha voluto definire Il terzo tempio come un “breve romanzo in forma di dialogo”, il testo è una specie di pièce teatrale che si legge come un romanzo, un racconto di stampo prettamente illuministico pieno di arguta ironia. In questo libro ci sono riferimenti a Dante Alighieri, a Shmuel Yosef Agnon Nobel 1966 e padre fondatore della prosa ebraica moderna, a Manzoni e ad altri.
(ilriformista.it)
La voce cristallina e visionaria di Abraham B. Yehoshua ritorna in questo piccolo dramma che condensa un enorme potenza profetica e regala un prezioso grano del rosario laico che Yehoshua ha snodato fin dagli anni Settanta. In un’ottantina di pagine Yehoshua indica una prospettiva luminosa come risposta al buio che fa da sfondo alla sua terra perennemente devastata da odî, distruzioni, morte. Questo è stato fino alla fine l’assillo di questo scrittore enorme per statura morale e artistica.
(naufraghi.ch)
Questa novella in forma di dialogo di Abraham B. Yehoshua è la continuazione ideale della novella La figlia unica e vi ritroviamo il leitmotiv dell’identità. Il romanzo è stato tradotto da Sarah Parenzo, autrice di un dottorato di ricerca sui risvolti etici e psicoanalitici della fortunata ricezione italiana dello scrittore.
