(rebelgirl.radiondadurto.org)
Gli Stones hanno attraversato sei decadi. Dai tempi della Swinging London, del beat e della British Invasion, passando per i rumori di guerra del Vietnam, la sex revolution, le proteste del sessantotto, gli happening e le controculture degli anni settanta, le trasgressioni e le droghe, le luci dei club degli anni ’80, i megatour mondiali. Per arrivare agli anni venti di questo nuovo millennio, alle “città fantasma” nei lockdown ed a nuovi rumori di guerra nel Vecchio Continente. Hanno mantenuto la loro identità di più grande rock and roll band del mondo, con le radici piantate nel blues e la capacità di confrontarsi con i nuovi generi ed i cambiamenti.
In queste pagine si parla di quella “macchina del tempo”, della poetica espressa dalle loro canzoni: affrontando discografia ufficiale, carriere soliste, bootleg, filmografia, colonne sonore, bibliografia essenziale, esibizioni live in Italia, cover italiane e straniere dei loro brani.
(musica361.it)
Opera organizzata in due volumi, il primo si concentra sulla loro storia e produzione musicale, inclusi episodi solisti e migliori bootleg. Il secondo contiene diverse interviste che l’autore ha fatto a diversi personaggi italiani legati agli Stones, tra i tanti Fabio Treves, Pau, Ezio Guaitamacchi, Mauro Zambellini, Oliviero Toscani, Pino Scotto, Michele Anelli, Il Metius, Franco Fabbri, Pablo Echaurren, Maurizio Solieri e Arturo Stalteri.
Si parte dal 17 ottobre 1961, quando alla stazione di Dartford, 50 Km da Londra, Keith Richards aspettava il treno e aveva con sé la sua chitarra Hofner. In quella stazione la sua curiosità gli fece notare i dischi che Mick Jagger aveva con sé sotto il braccio, copertine degli LP di Chuck Berry e Muddy Waters.
Ruta traccia una narrazione della band londinese che attraversa storia e cambiamenti sociali, cogliendo quanto descritto nelle le canzoni di Jagger e Richards nei sei decenni di rock & blues scritti da loro.
Ruta, grazie alle diverse interviste che la band nel tempo ha rilasciato, ricostruisce le dinamiche interne al gruppo, i locali in cui vivevano e provavano insieme e non tace su Andrew Loog Oldham, colui che decise di cavalcare il “lato sporco e cattivo” degli Stones mettendoli in netta contrapposizione ai quattro damerini di Liverpool, i Beatles.
Nel libro troviamo la loro posizione contraria alla guerra, ma anche le relazioni degli Stones con le loro donne. Interessante il capitolo sugli Stones in Italia con diversi estratti dai quotidiani dell’epoca, e il capitolo con cui termina il primo volume, quello in cui Ruta fa una carrellata sui gruppi che hanno un debito con gli Stones, grazie all’influenza che hanno avuto sia su di loro sia sulla loro musica: Aerosmith, Stooges, T-Rex, Primal Scream, Black Crowes e Negrita.
(blogdellamusica.eu)
The Rolling Stones. Sessanta leccate di Rock and roll. Volume 1. La macchina del tempo degli Stones
Gli Stones sono una “Time Machine” che ha attraversato sei decadi. Dai tempi della Swinging London, del beat e della British Invasion, passando per i rumori di guerra del Vietnam, la sex revolution, le proteste del sessantotto, gli happening e le controculture degli anni settanta, le trasgressioni e le droghe, le luci dei club degli anni ’80, i megatour mondiali. Per arrivare agli anni venti di questo nuovo millennio, alle “città fantasma” nei lockdown ed a nuovi rumori di guerra nel Vecchio Continente.
In queste pagine si parla di quella “macchina del tempo”, della poetica corrosiva espressa dalle loro canzoni: affrontando discografia ufficiale, carriere soliste, bootleg, filmografia, colonne sonore, bibliografia essenziale, esibizioni live in Italia, cover italiane e straniere dei loro brani.
Diverse le interviste a musicisti, giornalisti musicali e di moda, scrittori, discografici, fotografi, artisti visuali, studiosi e fans. Tra cui: Fabio Treves, Ezio Guaitamacchi, Mauro Zambellini, Massimo Bonelli, Sugar Blue, Pau dei Negrita, Franco Fabbri (già storico membro degli Stormy Six), Andrea Lenti, Isy Araf, Jacopo Ruozzi, Andrea Pagano, Oliviero Toscani, Laura Albergante, Pino Scotto, Francesco Paoletti, Laura Pacelli, Monica Fioletti, Pablo Echaurren, Roberto Neri, Luca Mattioli, Andrea Paoli, Paolo Mottana, Laura Fedele, Marcello Milanese, Steve Sperguenzie, Michele Anelli, Maurizio Solieri, Massimo Gori, Arturo Stalteri, Ignazio Marino e Mimmo Catricalà.
(rockshock.it)
Fabio Ruta racconta i primi album, i concerti, la fama, la nascita di movimenti musicali alternativi al rock durante gli anni della beat generation, fa una digressione su come l’Italia ha accolto la musica degli Stones con le band nostrane che italianizzavano Mother’s Little Helper (Vanguards), Tell me (Equipe 84), Paint it Black (Caterina Caselli), Get off My Cloud (Camaleonti), Satisfaction (Ragazzi del Sole) e più in là ci sarebbero arrivati anche quelle di Ivan Graziani, degli Skiantos, degli Stadio, fino a raccontare le contestazioni degli anni 70 che interruppero o crearono disordini ai concerti non solo degli Stones, ma anche dei Led Zeppelin, Lou Reed, Santana.
L’autore va a scavare in decine di interviste e articoli scritti da giornalisti come Guaitamacchi, Baciocchi, Capanna, ricostruendo le dinamiche interne al gruppo, i locali in cui vivevano e provavano insieme, balzando su Andrew Loog Oldham che cavalcò il lato sporco e cattivo dei musicisti contrapponendoli ai 4 damerini di Liverpool, alle loro opposizioni sulla guerra e quel Presidente Bush con cui ebbero qualche scambio d’opinione.
Ruta si districa tra capitoli riguardanti le esibizioni in TV della band di Jagger e Richards e l’intera videografia, programmi radiofonici di grande successo, bibliografie e la loro discografia, proseguendo con i lavori solisti dei membri dei Rolling Stones e le diverse partecipazioni. Interessante il capitolo sulla presenza degli Stones in Italia con estratti dai quotidiani. C’è un ultimo capitolo in cui si fa una carrellata su gruppi come Aerosmith, Stooges, T-Rex, Primal Scream, Black Crowes che hanno un debito con la leggendaria band.
Il secondo libro si concentra su interviste a note penne del giornalismo musicale nostrano, da Enzo Guaitamacchi a Mauro Zambellini, al fotografo Oliviero Toscani, all’ex sindaco di Roma Ignazio Marino che portò gli Stones al Circo Massimo nel 2014, ai fondatori dei fan club e diversi musicisti che hanno un’affinità con gli Stones, a partire da Pau dei Negrita, Pino Scotto, Maurizio Solieri, Fabio Treves e Franco Fabbri (Stormy Sixx).