(repubblica.it)
Good Pop, Bad Pop, un memoir, un inventario che parte dall’infanzia di Jarvis Cocker e si arresta alla soglia del successo dei Pulp, il 1985. Cocker, che ha scritto indimenticabili canzoni, da Babies a Common People a Do You Remember The First Time?, ha immortalato la decadenza di Sheffield, città industriale del nord dell’Inghilterra, dove è nato e cresciuto durante la Thatcher.
Jarvis vive in una famiglia di donne (padre assente, emigrato in Australia) e sogna di fare l’astronauta. Nell’adolescenza il sogno diventerà quello di stare in una band con i compagni di scuola. A 15 anni immagina la musica come via di fuga dallo squallore di Sheffield e un passaporto verso il successo. Tutto questo poteva rimanere virtuale per un ragazzo che amava i Beatles se non fossero arrivati i Velvet Underground e il punk. Lou Reed, Sid Vicious, Sex Pistols, Elvis Costello. Tutti possono prendere una chitarra in mano. La sua prima canzone è ispirata a Shakespeare, il primo concerto nell’aula magna della scuola, la fondazione ufficiale del gruppo il 16 agosto 1980.
Good Pop, Bad Pop ci lascia al 1985, anno in cui i Pulp incidono il single Little Girl (with Blue Eyes) e Cocker fa un volo di 6 metri da una finestra (voleva impressionare una ragazza) che lo lascia con fratture multiple in ospedale per sei settimane.
(giornaledellamusica.it)
Questo libro è un pretesto per raccontare la nascita del Jarvis Cocker uomo, musicista e artista. La storia dei Pulp è raccontata solo per i primi anni di vita; il gruppo appartiene alla new wave, poiché nasce nei primi anni Ottanta e pubblica il primo disco nel 1983. Negli anni Novanta la band diverrà famosa, nonché una delle più affermate del panorama brit pop.
(rollingstone.it)
Good Pop Bad Pop, autobiografia in forma di inventario che copre il periodo dall’infanzia di Jarvis Cocker fino al 1985. Pressato dalla necessità di svuotare la mansarda di una casa londinese in cui aveva accumulato roba per più di vent’anni e dall’urgenza decidere cosa tenere e cosa buttare, Jarvis ha prodotto un libro-catalogo che gioca a nascondino con la sua biografia artistica e personale e si sviluppa come un’indagine sulle radici della creatività, mediata dal rapporto tra oggetti di uso quotidiano e musica pop, visti dalla prospettiva di uno che per tutta la vita non ha voluto altro se non essere una popstar. Trovano spazio antichi incarti di gomme da masticare, il quadernino in cui per la prima volta ha stilato in bella calligrafia il piano che aveva in testa per Pulp, un pezzetto di sapone avvolto nella confezione originale, un depliant dell’Hotel Cartago di Ibiza risalente a una vacanza del 1976. C’è spazio anche per la storia della band, per l’episodio della caduta dalla finestra in seguito al tentativo di impressionare una ragazza.