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Storia del Beat Italiano: Equipe 84

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(lavocedinewyork.com)
Equipe 84, perché questo nome? “Mentre provavamo in una cantina di Modena, nel 1963, ci capitò tra le mani un disco cantato da una certa Equipe Tahitienne. Il nome Equipe ci piaceva e lo accoppiammo con 84”. Le loro canzoni erano quasi tutte cover di pezzi famosi in Inghilterra e negli Stati Uniti: Quel che ti ho dato (Tell me dei Rolling Stones), Sei felice (Tired of Waiting dei Kinks), La fine del libro (Time Is on my Side, Rolling Stones), Sei già di un altro (Don’t Worry Baby, Beach Boys). Erano tutti modenesi e nella formazione c’erano il bassista Victor Sogliani, Franco Ceccarelli (chitarra ritmica, futuro papà dell’attrice Sandra Ceccarelli), Alfio Cantarella (batteria), il leader Maurizio Vandelli.

Iniziarono a vendere moltissimi dischi e parteciparono addirittura al Festival di Napoli del ’65, cantando in napoletano Notte senza fine. Francesco Guccini, che suonava la chitarra nel gruppo Paolo & I Gatti, scrisse per loro L’antisociale e Auschwitz. I loro primi successi furono Io ho in mente te (cover di You Were on My Mind), Bang Bang (di Sonny & Cher), Resta (Stay, riproposta anni dopo da Jackson Browne).

Si accorsero dell’Equipe anche il duo Mogol-Battisti che offrì loro 29 settembre e Nel cuore e nell’anima. Battisti era molto legato a Vandelli poiché era stato proprio lui ad insistere con la casa editrice Ricordi per farlo come cantante e incidere Per una lira, il suo primo 45 giri.

(metropolitanmagazine.it)
L’Equipe 84 nasce nella seconda metà degli anni 60. Fondatori storici: Maurizio Vandelli, Franco Ceccarelli, Alfio Cantarella e Victor Sogliani. Il gruppo entra subito nelle classifiche con i primi successi come Io ho in mente te, Resta, Bang Bang, Un angelo blu. Diventano icone della musica beat grazie alla partecipazione al festival di Napoli, festival di Sanremo, Cantagiro. Dal 1970 iniziano le metamorfosi che portarono il gruppo ad un graduale scioglimento. Pare che il nome sia stato suggerito da Pier Farri e che sia dovuto al desiderio di avere un qualcosa che desse un richiamo internazionale, dunque “équipe“; sul numero 84 invece si disse sui giornali dell’epoca (da “Big” a “Ciao amici”) che era la somma delle età dei componenti del gruppo  (Ceccarelli, nella biografia della band Io ho in mente te, scrive che fu ispirato dal noto brandy Stock 84).

(tonyface.blogspot.com)
A Modena, nei primi 60, i dischi di molti esecutori britannici (Beatles, Rolling Stones), e americani (Bob Dylan) arrivarono subito e recepiti da un pubblico più attento che altrove. La storia vuole che al mitico bar “Grande Italia” si incontrassero Francesco Guccini allora studente, Adolfo Sogliani (detto Victor) per organizzare dei duetti in stile Everly Brothers e lanciare Bimba guarda come il cielo sa di pianto, sotto il nome di Blue Cups. Vennero poi Maurizio Vandelli (cantante, chitarrista), Franco Ceccarelli (chitarrista), Alfio Cantarella (batterista). Li introduce nel giro della musica Pier Farri (più tardi produrrà il Guccini solista). Il primo lavoro con il nome Equipe 84 è del 1964.

Papà e mammà e Quel che ti ho dato (cover di Tell me, Rolling Stones) sono un trionfo per la band. Le seguenti incisioni sono gioiellini di un’epoca: Ora puoi tornare (cover di Go now, Moody Blues), Prima di cominciare, Notte senza fine presentata al 13° festival di Napoli e cantata in napoletano, Se credi a quello che, La fine del libro (Time is on my side, Rolling Stones), Cominciamo a suonar le chitarre, Sei già di un altro (Don’t worry baby, Beach Boys), La den da da.

É del 1965 l’uscita del primo long playing che raccoglie brani come: Sei felice (dei Kinks, Tired of waiting for you). Dopo alcuni singoli (Un giorno tu mi cercherai, presentata a Sanremo in coppia con i Renegades; L’antisociale scritta da Guccini; Mi fa bene; Goodbye my love dei Searchers) divorziano dalla Vedette per passare alla Ricordi. Vincono il Cantagiro con Io ho in mente te. Tra le loro hits del periodo: Resta, Bang Bang, Auschwitz.

Il 1967 è l’anno del massimo successo, grazie a canzoni come uali 29 settembre, E’ dall’amore che nasce l’uomo, Nel cuore nell’anima, Ladro, Nel ristorante di Alice, Un anno (versione di No face no number dei Traffic). 1968: è l’anno di Un angelo blu (cover di I can’t let Maggie go degli Honeybus), Nella terra dei sogni,  dell’album Stereoequipe.  Seguono altri successi: Tutta mia la città (Blackberry way degli inglesi Move), Cominciava così, Pomeriggio ore 6 (cover di Marley purt drive dei Bee Gees).  L’Equipe 84 nei 70 non gode più della popolarità degli anni precedenti. Le ultime “zampate” commerciali sono: Casa mia e Una giornata al mare (di Paolo Conte). 1971: esce l’lp “Casa mia” con il nome Nuova Equipe 84), seguito da un paio di episodi progressive quali “Dr. Jekill e Mr. Hyde” e “Sacrificio”.

Parole & Musica: Maurizio Vandelli
“Io ho in mente te è una cover. Una volta su Radio Caroline, radio pirata che trasmetteva in onde lunghe, sentii questo brano. Lo registrai, mi piaceva e la sera dopo decisi di inciderlo”.

“Il successo ti cambia sempre. O ti rende più saggio oppure ti rende più strxxxo. Molti miei colleghi sono infrequentabili, altri sono diventati più saggi. Io ritengo di essere diventato più saggio. Si impara e si mette a frutto ciò che si impara”.

“La musica di oggi? Apprezzo Achille Lauro. Detesto i trapper che incitano alla violenza, alla droga”.

“Ricordo che Guccini e Victor Sogliani avevano creato un duo, cantavano brani di Gene Vincent. Frequentavo loro, il produttore dei Nomadi Dodo Veroli. Era la compagnia del Bar Grand’Italia a Modena. Stavamo lì a non fare niente, cercando di inventarci qualcosa per continuare così tutta la vita”.

“Dopo l’Equipe 84 ho fatto tante cose, ho realizzato spot pubblicitari, anche per il primo album di Fiorello, ho lavorato in Rai, Mediaset. Poi sono tornato alla musica”.

“Insieme all’Equipe 84, per un periodo, ho vissuto in una villa di via Bodoni a Milano. Lì sono passati un sacco di artisti: il poeta Allen Ginsberg, il fotografo Jerry Malanga, ho parlato con Andy Warhol, Lou Reed. Ne ho viste di cotte e di crude. Grazie al nostro bassista Victor Sogliani ho conosciuto Jimi Hendrix. Era un uomo dolcissimo”.

“Lucio Battisti l’ho portato io alla casa discografica Ricordi, presentandolo a Mariano Rapetti padre di Mogol, e lui è uscito con il contratto firmato. Avevo intuito il talento. Agli inizi ha passato settimane a dormire a casa mia, ho collaborato alla realizzazione di alcuni suoi pezzi, agli arrangiamenti di Un’avventura. In Pensieri e parole l’effetto iniziale l’ho fatto io. Un giorno mi fece sentire davanti a un pianoforte, alla Ricordi, 29 settembre. Quando arrivò al punto “E all’improvviso lei sorrise” gli chiesi di fermarsi e ricominciare. Alla fine gli dissi: Questo lo incido io”.

“Victor Sogliani (bassista) era come un fratello, dolce e gentile, era il mio unico vero amico nel gruppo. Franco Ceccarelli (secondo chitarrista) era il “matto”. Una volta Pippo Baudo ci consegna un Disco d’oro, lo dà a Franco e lui lo tira al pubblico come fosse un frisbee. Alfio Cantarella (batterista) era uno che si faceva i fatti suoi”.

“Eravamo un gruppo che sfornava successi, Io ho in mente te, Un angelo blu, Tutta mia la città. 29 settembre è stata ed è unica. Io ero un ricercatore. Siamo stati il primo gruppo in Italia a incidere con un’orchestra sinfonica Nel cuore nell’anima”.

 

 

 

 

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