Alberto Camerini è stato l’Arlecchino del rock italiano anni ’80. È nato a San Paolo del Brasile dove la sua famiglia, di origine ebraica, si era rifugiata durante il fascismo. Scampato il pericolo, rientra in Italia e, mentre frequenta il Liceo Beccaria a Milano, entra in contatto con l’ambiente con musicisti come: Stormy Six, Eugenio Finardi, Premiata Forneria Marconi. Apprezzato chitarrista, collabora con: Anna Identici, Fausto Leali, Claudio Rocchi, Ornella Vanoni, Marco Ferradini, Maurizio Vandelli (Equipe 84), Patty Pravo. Il successo arriva con le canzoni: Rock’n’roll robot, Tanz bambolina.
“Ho iniziato a fare il musicista a livello professionale nel 1970, nei primi anni di università. Cantavo le canzoni di Bob Dylan e dei Rolling Stones. Nel 1976 uscì il mio primo album Cenerentola e il pane quotidiano. Il mio terzo album, Comici cosmetici, del 1978, fu prodotto da Shel Shapiro. Il grande successo arrivò nel 1980 con Rock n’Roll Robot e Tanz bambolina”.
“Mi sento ancora come Arlecchino, una maschera senza età. Sono innamorato del mio personaggio, questo tipo strano che suona la chitarra. Non c’è bisogno di essere giovani per divertirsi”.
“Ero bravo a suonare la chitarra. Mi considero ancora un “prigioniero del rock & roll”. Tra il 1970 e il 1975 ho preso parte alle registrazioni di alcuni dischi di Claudio Rocchi, Stormy Six, Ornella Vanoni, Equipe 84”.
“Ho conosciuto il grande successo, quello dei passaggi alla radio e in tv, le copertine e le interviste sui giornali, i concerti, i fan. Poi il momento magico è passato. In tre anni ero passato dalle cantine al Festival di Sanremo. Ai miei spettacoli c’erano migliaia di persone. Mi sentivo una superstar. Poi lentamente è tutto svanito”.
“Sono cresciuto ascoltando Bobby Solo, Rita Pavone, Gianni Morandi, i Rokes. In seguito mi sono appassionato al rock dei Jefferson Airplane, Cream, Jimi Hendrix, Van Halen”.
“In Italia sono stato tra i primi a usare la strumentazione elettronica. Mi sono ispirato agli Emerson, Lake & Palmer e alla Premiata Forneria Marconi”.
