(rockol.it)
Caliendo ha scritto la storia sua e del suo gruppo (IL Giardino dei Semplici) in duecento pagine spontanee e sincere, fittissime di incontri professionali e personali: persone che l’hanno aiutato, quelle che l’hanno ostacolato, discografici maneggioni o incapaci, impresari e manager avidi e disonesti, colleghi musicisti inaffidabili e irriconoscenti. C’è un pezzo di storia della musica leggera italiana del secolo scorso, nel racconto di Caliendo. La prefazione è di Giorgio Verdelli.
(libraccio.it)
Dal 1974 al 2012 Gianfranco Caliendo è stato frontman, voce solista, chitarrista e autore de Il Giardino dei Semplici, gruppo pop prodotto da due grandi firme della musica italiana: Totò Savio e Giancarlo Bigazzi, anche membri degli Squallor. 14 album, oltre 2.000 concerti e 4 milioni di copie vendute, la band ha mescolato la melodia italiana con molteplici influenze musicali: hits come M’innamorai, Tu ca nun chiagne, Vai, Miele, Concerto in La Minore, Silvie, …E amiamoci. Caliendo racconta la sua storia di musicista, la sua carriera nel Giardino dei Semplici, l’ambiente musicale italiano, le contraddizioni dell’industria discografica, la Napoli dei primi anni Settanta, il successo mondiale di Turuturu interpretato dalla figlia Giada, l’incontro con Pino Daniele, le più recenti avventure discografiche. Un’autobiografia ricca di aneddoti mai rivelati prima e guidata da un profondo amore per la musica.
(musica361.it)
Il libro (introduzione di Giorgio Verdelli: autore, regista, produttore di documentari e programmi musicali) è un lungo racconto in prima persona in cui il “capellone” Gianfranco Caliendo ricorda la sua “formazione sentimentale” che coincide con quella musicale, ripercorre un viaggio alla “ricerca del tempo perduto” in chiave partenopea. Il libro riesce ad essere una splendida fotografia dei gusti musicali che i giovani, al tempo, avevano.
La storia narrata da Caliendo inizia a snodarsi dal giugno del 1974 quando dall’istituto tecnico Augusto Righi di viale Kennedy scocca la prima scintilla che coinvolge Caliendo, in quegli anni di protesta e ribellione ma anche di ricerca, tra i concerti dell’isola di Wight, Woodstock e il “Palermo Pop ‘70”, quando vi vestiva con pantaloni a zampa di elefante e si facevano crescere i capelli. Un racconto che si snoda tra cantine, locali, studi e palcoscenici, in cui Caliendo arricchisce la sua conoscenza e ha il privilegio di vivere esperienze al fianco di tantissimi grandi artisti e personaggi.
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Autobiografia ricca di ricordi e di luoghi, utile per capire il percorso di una delle formazioni più in vista della Napoli anni 70/80, meno dirompente dei vari Osanna e Napoli Centrale, più “conservatrice” rispetto alla rivoluzione del Naples Power, ma abile nel rivestire in chiave pop-rock la tradizionale cantabilità napoletana. È una storia di tutto rispetto: la presenza di figure come Bigazzi e Savio; il coinvolgimento di CBS, CGD e WEA; la partecipazione a Sanremo e Festivalbar; i risvolti esteri; la scrittura spesso concettuale. Il libro è anche l’occasione per ricordare Eduardo Caliendo, zio di Gianfranco, uno dei grandi maestri della chitarra classica italiana.
Parole & Musica: Gianfranco Caliendo
“Mio nonno Ettore era mandolinista, mio padre Mario suonava vari strumenti. Mio zio Eduardo era insegnante di chitarra al conservatorio e maestro di grandi artisti napoletani. A casa sua ho conosciuto artisti celebri: Roberto Murolo, Sergio Bruni, Roberto De Simone, Edoardo e Eugenio Bennato, Nuova Compagnia Di Canto Popolare. Mi sono formato ascoltando Led Zeppelin, Deep Purple, Vanilla Fudge, Beatles, Stevie Wonder, Ray Charles, Aretha Franklin, Otis Redding, i cantautori italiani come Lucio Battisti, Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, gruppi italiani come Equipe 84, Dik Dik, Camaleonti, Showmen, Alunni del Sole, Pooh”.
“Nel libro Memorie di un capellone viene descritto il successo discografico di quel magico decennio, le tante soddisfazioni raccolte, le emozioni. Non sono mancate anche delusioni e difficoltà. Ho raccontato anche gli ostacoli che abbiamo dovuto affrontare: porte chiuse in faccia, incidenti di percorso, pericolosi avvicinamenti camorristici, truffe e imbrogli contrattuali”.
“Sono nato a Firenze, ma Napoli è stata e resta la città che ho nel cuore. Ricordo che durante un lungo tour, mentre ero in albergo a guardare il film “Carosello napoletano” mi commossi. Cominciavo a sentire la lontananza dalla mia Napoli”.