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Quincy Jones

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“La musica mi ha dato libertà”.

“Sono cresciuto sognando di diventare un gangster, volevo emulare quello che vedevo intorno a me. Fortunatamente ho scoperto la musica”.

“Seattle è stato il primo posto dove ho iniziato a comporre canzoni. Pioveva sempre e non sapevo cosa fare. Se avessi vissuto in un’altra città non so se sarei diventato compositore. Ho iniziato suonando il piano, per poi suonare di tutto, corno, trombone, tamburo, percussioni, alla fine ho deciso per la tromba”.

“A 14 anni sono entrato nella band di Count Basie, poi sono andato con Lionel Hampton. Suonavo la sera. Poi passavo le nottate in giro per i club ad ascoltare bebop. Così ho conosciuto Ray Charles. Grazie a lui ho imparato ad apprezzare diversi stili di musica”.

“A New York ho cominciato ad arrangiare le musiche di Ray Charles, Sarah Vaughan e Dinah Washington. Nonostante il successo, il colore della mia pelle sembrava sempre un ostacolo. Nessuno mi voleva per arrangiare un’orchestra di archi. Sono partito per Parigi per studiare con Nadia Boulanger, l’insegnante di Igor Stravinsky, e Leonard Bernstein. Il resto è storia. I successi con Frank Sinatra, Michael Jackson, il mio nome nella Rock and Roll Hall of Fame, i premi, Emmy Awards, Grammy Awards, Oscar,  Tony Awards”.

“Le canzoni sono la vera forza. Sono loro a farti vincere. La melodia è la voce di Dio. Non ho mai fatto dischi per soldi o per gloria. Dio se ne va se tu punti ai soldi. Devi vivere di intuizione. Ho imparato che dobbiamo fare poco perché le cose succedano. È un intervento divino”.

“Ho iniziato esordito con le big band, con i quartetti gospel, il bebop. Ho fatto tutti gli errori necessari per imparare qualcosa”.

“Quella tra me e Michael Jackson è stata una combinazione perfetta. Io non sono un ballerino, né un cantante. Quella era la parte geniale di Michael. Era molto preciso, seguiva tutti i dettagli. Si ispirava a Sammy Davis, James Brown, Fred Astaire, Gene Kelly”.

“La musica è un’architettura emozionale. La cosa principale è concentrarsi sull’amore, il rispetto e la fiducia tra musicisti”.

“Mi piace mettere tante buone canzoni sull’album. È un lavoro emozionale. Approccio ogni canzone come se fosse l’ultimo amico di cui fidarsi. La canzone è la forza, l’artista è il messaggero. Una buona canzone può far diventare il peggior cantante del mondo una vera star. E una canzone cattiva non può essere salvata dai migliori cantanti al mondo”.

“Quello del produrre è un duro lavoro. Bisogna scegliere lo studio di registrazione, l’ingegnere, i cantanti, la band, le canzoni, il ritmo, le tonalità. E’ come essere una babysitter, sapere quando fare una pausa o quando continuare. Ho lavorato con leggende della musica come Billie Holiday, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan. Ma non sai cosa succederà. È tutto nelle mani di Dio”.

“Il rock non è altro che una versione bianca di rhythm and blues”.

“I ricchi non fanno abbastanza per i poveri. Io vengo dalla strada, mi stanno a cuore i bambini che non hanno avuto fortuna nella vita, sento di essere uno di loro”.“I produttori oggi ignorano tutti i principi musicali delle generazioni precedenti. Devi capire la musica per emozionare le persone e diventare la colonna sonora della loro vita”.

“Ray Charles, Frank Sinatra sapevano festeggiare. Sono stati loro a inventare i party dopo gli show”.

 

 

 

 

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