“Non conosco la serialità. L’unica che mi ha interessato è quella di Heimat, Berlin Alexanderplatz, Twin Peaks. Non mi sono mai piaciute le regole al cinema. L’idea di organizzare sistematicamente la messinscena nasce nell’industria hollywoodiana, come forma di controllo e come strategia per dare al pubblico un prodotto riconoscibile. Da cineasta non ho mai parlato quel tipo di linguaggio. Se penso a Rossellini, a ciò che ha fatto e a come ha lavorato, mi imbarazza sapere che esiste un modo di fare cinema seguendo delle regole. Personalmente faccio ciò che mi piace fare avendone il privilegio e la libertà”.
“Odio quei cineasti che sparano le playlist dei loro pezzi preferiti. Io inserisco le musiche partendo dall’identità del film, dalla sua sostanza. Tutto nasce dei personaggi, che devono accogliere accanto a sé la musica stessa”.
“I nuovi mezzi di diffusione e lo streaming hanno reso meno urgente la natura stessa del cinema. Ma il cinema, come linguaggio, è sempre più diffuso. E’ fruibile in molti modi, grazie a questi nuovi modi di visione. Il cinema come linguaggio è vivo, è il luogo fisico che potrebbe soffrirne”.
“Per imparare a fare cinema bisogna imparare a vivere. Bisogna avere la capacità di osservare il reale, capirne i segni essendo in grado di ricrearli, oppure relazionarti con chi conosce il linguaggio del cinema. La tecnica si apprende abbastanza velocemente. La storia del cinema si impara senza nessun bisogno di un’università. Dalle scuole escono bravi scenografi e tecnici, ma i registi e le scuole secondo me non vanno d’accordo. La vita non si impara in una scuola di cinema”.
“Uno dei primi film di cui mi sono innamorato è stato Lawrence d’Arabia. Fin da piccolo ho sognato di fare il regista. Verso i 10 anni ho cominciato a fare degli esperimenti. Utilizzavo una cinepresa Superotto Inoltre, sono sempre stato un appassionato di cinema, di film”.
“Il regista è come un’ostetrica che fa uscire il progetto, ma l’obbiettivo è il film non è il regista. Per fare un film si deve cominciare a scrivere una sceneggiatura. Scrivere una sceneggiatura, magari vuol dire trovare i diritti per un romanzo che vuoi riprodurre o per un film di cui vuoi fare un rifacimento”.
“La storia del film “Bones and All” in sintesi: Maren è una ragazza che ha imparato a sopravvivere ai margini della società, Lee, interpretato da Timothée Chalamet, è un vagabondo dall’animo combattivo. I due intraprendono un’odissea di centinaia di chilometri nell’America di Ronald Reagan, tra botole, passaggi segreti e stradine di provincia. Qualunque strada, però, sembra riportarli al loro tremendo passato, fino al momento finale che deciderà se il loro amore sia realmente in grado di sopravvivere al loro essere altro rispetto al mondo che li circonda”.