(jamtv.it)
Franco Vassia mette al centro della narrazione la figura poliedrica di Lino Vairetti. “Gli Osanna sono stati sicuramente dei rivoluzionari. La loro capacità è stata quella di aver saputo centrifugare la musica di quel tempo, di averla vivisezionata al punto tale da renderla un corpo quasi estraneo. La psichedelia entrava dalla porta principale abbattendo la sottile membrana che la separava dal progressive rock. Con L’Uomo, e poi con Palepoli, gli Osanna hanno saputo dipingere quadri immortali con i colori del mondo”.
Franco Vassia: “Napoli, per gli Osanna, è sangue caldo e cenere, storia antica e catene, civiltà e involuzione. Napoli per gli Osanna è diventata un monolite”.
FV: “New Trolls con Concerto Grosso, Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Orme e Osanna sono i capisaldi del “Nuovo Rinascimento Musicale”. Gli Osanna, a differenza degli altri, hanno giocato su più fronti: rock, musica classica, jazz, blues”.
FV: “Palepoli è stato il vero propellente per il volo dell’astronave Osanna. Un disco composto da due lunghe suite dove si amalgamavano storia e leggenda, tradizione, influssi e influenze mediterranee”.
(ilpopolodelblues.com)
Il volume contiene i testi della band, una discografia completa, una ricca e lussuosa galleria fotografica di 44 pagine, le prefazioni di Guido Bellachioma e Renato Marengo. Lino Vairetti (cantante, leader degli Osanna): “Il coinvolgimento musicale, artistico e culturale, la creatività, la passione mi hanno portato a credere sempre nel progetto Osanna. La storia degli Osanna si divide in due momenti: quello storico legato agli anni ’70 con i cinque album pubblicati da “L’Uomo” del ’71 a “Suddance” del ’78 passando per “Milano Calibro 9” del ’72, “Palepoli” del ’73 e “Landscape of Life” del ’74. Una avventura meravigliosa piena di successi e di forti emozioni vissuti in quegli anni dove la nostra musica, etichettata come progressive rock, aveva un grande riscontro sia di pubblico che di critica. Tutto legato a quella straordinaria formazione in cui militavano (oltre me che ero la voce del gruppo), un genio come Danilo Rustici, un flautista e sassofonista carismatico come Elio D’Anna, e una splendida ritmica con Massimo Guarino alla batteria e Lello Brandi al basso. Poi 20 anni di buio dopo lo scioglimento. La seconda fase è iniziata il 14 luglio 1999 sul palco del Neapolis Rock Festival. Abbiamo suonato sui palchi più prestigiosi del prog a livello sia nazionale che internazionale come il Giappone, la Corea, il Mexico, La Francia, la Russia, il Brasile e la Germania”.
(revenews.it)
Gli Osanna hanno incarnato per cinquant’anni l’anima più pura e fiammeggiante del progressive. Questo libro racconta la vita e l’arte di Lino Vairetti, dall’infanzia nelle strade di Napoli alle avventure artistiche che coinvolgono musica, fotografia, performance. Il tutto tenendo sempre al centro gli Osanna, con le loro mutazioni di nome e formazione e con la loro ricerca che ha mescolato musica classica, jazz, rock anglosassone e una rivisitazione della tradizione napoletana. Incrociando testimonianze dell’epoca con i ricordi e le riflessioni di Vairetti, Franco Vassia getta nuova luce sui processi creativi e le vicende personali.
Parole & Musica: Lino Vairetti (leader Osanna, voce solista, chitarra ritmica)
“Il libro, scritto con una poetica bellissima, analizza la storia mia e degli Osanna attraverso quella della controcultura degli anni ’60 e ’70, che ha generato il gruppo come unica formazione rivoluzionaria che sfocerà poi nel movimento Naples power”.
“Noi Osanna abbiamo avuto sempre approcci diversi, essendo il rock progressive camaleontico e capace di contaminarsi con tante cose. Abbandoniamo la forma canzone per utilizzare stesure diverse per ogni brano, tempi dispari, influenze blues, jazz e sinfoniche. Ogni album realizzato da noi ha tematiche diverse, un approccio culturale è sempre presente. Il nostro primo album “L’uomo” ha come tematica centrale l’esistenzialismo. Con “Milano Calibro 9” (colonna sonora dell’omonimo film da Fernando Di Leo) il registro cambia. L’album è per lo più strumentale e orchestrato da Luis Bacalov. Per “Palepoli”, dietro consiglio di Renzo Arbore, cominciamo ad interagire con le nostre radici napoletane, dando vita all’Opera Rock presentata in tour con mimi e ballerini, con la regia di Tony Newiller. “Landscape of life” riprende il tema dell’uomo ritornando sullo stile progressive classico. Dopo questo album la band si scioglie per riformarsi con Enzo Petrone basso e Fabrizio D’Angelo tastiere. Vede la luce “Suddance”. Oggi la storia è cambiata. Io sono l’unico rimasto della vecchia formazione”.
“Mia madre era “la camiciaia degli artisti”. Suoi clienti sono stati artisti d’avanguardia napoletani come Gianni Pisani, Augusto Perez, Gerardo Di Fiore, e anche Lucio Battisti quando suonava con I Mattatori”.
“Ho mosso i miei primi passi nel gruppo The Shades. Poi sono entrato nei Volti di Pietra, suonavamo canzoni dei Kinks, The Doors, Deep Purple. Nel 1968 sono nati I Collegiali, e nel 1969 Città Frontale. In seguito, Danilo Rustici chitarra, Massimo Guarino batteria, Nello Brandi basso Gianni Leone organo ed io, abbiamo realizzato l’album “L’Uomo”. Poi, Leone è stato sostituito da Elio D’Anna al flauto e ai sassofoni”.
“Gli Osanna in scena hanno delle maschere, dei trucchi. Ci siamo ispirati a Pablo Picasso, e ad Arthur Brown”.
“Per me la musica è vita, è il pane, l’acqua, respirare, amare, è un sesto senso come sentire, vedere, odorare, mangiare, toccare, muoversi. Non riesco a immaginare la mia vita senza l’odore e il sapore della musica. Sento musica nel fruscio del vento, in un tuono, nel mare, nel pianto di un bambino, in un grido di dolore e anche nel silenzio. Credo sia il sentimento di tutti gli esseri umani che hanno un minimo di sensibilità e che per cultura e educazione sono dotati di libertà di pensiero e di un minimo di immaginazione”.
“Ho sempre interpretato il mio ruolo di artista, di cantante e di musicista comunicando con la gente attraverso un linguaggio simbolico e una mia “altra” personalità non dissociata da me stesso. Entro in un personaggio per raccontarmi, per vivere una dimensione più surreale e spettacolare, che comunque rimane legata alla mia storia, al mio essere concreto e presente nella realtà. Amo l’arte e lo spettacolo in tutte le sue forme ed esprimo i miei pensieri creativi entrando in questo personaggio che racconta con vari linguaggi delle emozioni, delle storie, delle metafore che riportano alla vita reale, alle angosce esistenziali, alla drammaticità e alle contraddizioni del vivere, ma anche al potere e alla magia della fantasia, dei sogni, delle passioni, della felicità e della gioia di vivere”.
“Il progressive rock è entrato nella mia vita di artista e musicista al momento giusto della mia crescita e della mia giovinezza. Avevo circa vent’anni quando è nato ed esploso questo “fenomeno”, questo modo di fare cultura, musica e spettacolo. La mia anima rock si è arricchita di altri elementi creativi e rappresentativi per dar luogo a una nuova forma di arte aperta alle contaminazioni, alla miscela e alla fusione straordinaria di mondi diversi. Il progressive mi ha dato la possibilità di uscire fuori dalla semplice forma canzone e di legare il rock al mondo classico e sinfonico, al jazz, al blues, alle culture popolari e alle varie etnie territoriali, di utilizzare testi con un linguaggio poetico, sia esso onirico, surreale o politico, di creare forme di rappresentazioni di spettacolo visivo e multimediale e non esclusivamente musicale”.