Sofia Loren

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“Non voglio prendere parte a storie che non sento mie perché non saprei come interpretarle. Mi sono dedicata completamente ai miei figli, ed è stato meraviglioso. Ho trascorso moltissimo tempo in America con le mie due famiglie, quella di Carlo e quella di Edoardo, senza lavorare, solo per potermi dedicare totalmente a loro”.

“A Pozzuoli, durante la guerra, mi rifugiavo nei cinema per immergermi dentro quei bellissimi film di Hollywood. Sognavo davanti a quelle grandi star”.

“Vittorio De Sica era un grande personaggio per me. Mi diede la possibilità di essere me stessa a 18 anni, di essere una ragazza napoletana a Napoli. È stata la mia più grande fortuna. Quando il film “L’Oro di Napoli” uscì, esplosi per davvero. Potevo aspirare a parti migliori, iniziavo a venire riconosciuta per strada. È stato De Sica a cambiarmi la vita”.

“Marcello Mastroianni ed io, dal primo film che abbiamo girato insieme “Peccato che sia una canaglia”, ci siamo immediatamente trovati. La nostra era un’alchimia perfetta. Sapevamo divertirci. Era un uomo spassosissimo. Ricordo la faccia di Marcello quando, durante le riprese di “Matrimonio all’italiana”, Vittorio gli disse che le dieci pagine di copione previste per quel giorno sarebbero state girate in un unico piano sequenza, senza interruzioni. Lui avrebbe dovuto sapere a memoria tutte quelle dieci pagine, come a teatro. Era terrorizzato. Imparare le battute a memoria non era il suo forte, lo mandava nel panico. Ma finiva sempre per fare un lavoro straordinario. Marcello era un attore grandissimo e un carissimo amico”.

“Quando in Italia ero già famosa, dall’America mi fecero sapere che avrei potuto recitare con attori come Cary Grant, Alan Ladd e tanti altri. Avevo ammirato e amato quegli attori per tanti anni, e trovarmeli davanti in carne e ossa mi fece un effetto stranissimo, come se fossero sbucati dallo schermo per entrare nella mia stanza. Erano tutti carini e generosi nei miei confronti. Ero una straniera, non parlavo l’inglese molto bene, ma loro mi hanno fatto sentire a mio agio”.

“Carlo (Ponti) è stato un grandissimo produttore. Ha inventato il cinema italiano in America. Per anni abbiamo girato film in Italia, ma senza mai sbarcare davvero negli Stati Uniti. Con Carlo, è successo perché aveva trovato altri produttori in America”.

“Tanti anni fa Luchino Visconti mi propose di fare la Monaca di Monza, ma poi non se ne fece nulla. Quello sarebbe stato un personaggio che avrei voluto interpretare, lo amavo moltissimo”.

“Quando cominci a lavorare come attrice, e ti avvii a una carriera importante, devi pensare a ciò che umanamente puoi dare, chi credibilmente puoi essere, scegliendo personaggi consoni al tuo carattere e storie che ti si addicano. Penso a “Ieri oggi e domani”, commedia brillante con Marcello Mastroianni”.

“Il più grande di tutti? Marlon Brando, di cui ricordo gli esordi, e con il quale recitai ne La contessa di Hong Kong, diretto e prodotto da Charlie Chaplin. Sono nomi troppo importanti, impossibili da dimenticare”.

“Sono arrivata nel mondo del cinema da un piccolo paesino vicino a Napoli. Non conoscevo nessuno, non appartenevo a questo mondo. Ho sempre paura di non essere all’altezza. Il colpo d’occhio di un teatro mi fa tremare le ginocchia ancora adesso. Sono sempre emozionata. Sembro spavalda, ma sono molto timida”.

“Amo il mare. Ma quando ho cominciato a fare cinema non sapevo nuotare, persino quando ho girato “Africa sotto i mari” (film del 1952 ambientato su uno yacht). Non si andava al mare come oggi. Si andava solo quando avevamo i soldini per la merendina. Di mare vero ne facevamo poco e non si imparava a nuotare”.

 

 

 

 

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