(libroguerriero.wordpress.com)
“La mia storia suona il rock” 340 pagine attraverso cui Luca Pollini racconta quella che è stata la nostra storia recente, partendo dagli anni sessanta e dal mito di Elvis per arrivare fino ai giorni nostri, alla musica liquida, ai file digitali, allo streaming, all’intangibilità dei dischi. Pollini parte dal “rinascimento filosofico” della beat generation e degli hippie statunitensi, e passa attraverso il Monterey Pop Festival e Woodstock. Quello dell’autore è un excursus che parte dagli Stati Uniti che sfornano stili musicali, sottoculture, fenomeni musicali che finiscono per estendersi a tutto il pianeta. È stato così per il beat, per il flower power e sarà così anche per il jazz e la disco music.
(jamtv.it)
Luca Pollini: “Racconto la colonna sonora della mia storia fatta non solo di rock e buona musica italiana, ma anche da tormentoni estivi, discomusic, canzone politica, techno, perché nelle mie orecchie è entrato di tutto”.
“Dalla metà degli anni Settanta in Italia un certo tipo di musica da semplice forma di intrattenimento si trasforma in strumento di protesta, lotta e denuncia sociale. In quegli si assiste al boom dell’industria discografica”.
“Con lo scorrere dei decenni il rock si è trasformato sia in un linguaggio attraverso il quale le generazioni comunicano sia in una sorta di strumento di protesta, lotta e denuncia sociale. Prima negli Stati Uniti, poi in Europa, i giovani scendono in piazza per ribellarsi a un sistema che gli andava stretto e lo hanno fatto urlando, suonando e cantando, trasformando la musica in grande collante della contestazione. Si è passati dal rock alla disco, dal punk alla techno ai rave, con canzoni e suoni che tra le loro tracce hanno inneggiato a proteste, emancipazioni, conquiste, che hanno diffuso ideologie, pensieri, idee di rivolta e di ribellione. Musica e canzoni si sono trasformate in un salvagente a cui aggrapparsi”.
“Il modo di informare è cambiato alla fine degli anni Novanta, quando il web è iniziato a crescere. La vera rivoluzione si è avuta nel 2004, l’anno in cui è stato lanciato Facebook. Da allora si prediligono informazioni spot, non c’è spazio per l’approfondimento. Il web ha allargato le fonti di informazione, ha ampliato il bacino radiofonico (le webradio si possono ascoltare in tutto il mondo), ma purtroppo si sono moltiplicati i critici musicali improvvisati”.
“Il potere ha sempre avuto paura del rock, in quanto cultura “progressista”. Basti ricordare come Woodstock sia riuscito a dimostrare al mondo che una rivoluzione morbida poteva essere praticata, che l’esistenza di una folla non regolamentata da controllori non portava verso il caos perché comunità libera, si è tranquillamente autoregolamentata. Stessa cosa è accaduta al Parco Lambro quando, nonostante il Comune non avesse concesso l’allacciamento all’acquedotto e all’energia elettrica, e fossero giunte oltre centomila persone, non è successo nulla di grave, nessuna tragedia, nessun incidente. Poi in Italia tutto collassa: droga, terrorismo, violenza. Anche in Europa quella che poteva essere una rivoluzione “gentile” è fermata con gli stessi mezzi: spranghe, pistole, bombe, droga. Forse perché parole come pace-amore-libertà-uguaglianza hanno fatto paura. Va sottolineato che nella seconda metà degli anni Sessanta c’è stato un susseguirsi di novità, musicali e artistiche, simboli di un’epoca nuova che, senza l’uso della politica, è stata una vera rivoluzione. Una rivoluzione in musica, forte, decisa, che ha portato a cambiamenti radicali”.
“Il rock con l’andare del tempo è cambiato, si è evoluto in stili, tendenze, sottogeneri sempre legati al mondo giovanile. Oggi ha poco appeal sulle nuove generazioni. Mentre il pop sforna nuovi idoli, il rock fatica ad aggiornarsi, sia nella sostanza che nell’estetica, nutrendosi del ricordo di quello che è stato, incapace di offrire nuovi eroi alle nuove generazioni”.
(crunched.it)
Non è un manuale di critica musicale, né un compendio alla storia della musica, bensì una sorta di analisi sociologica dei trascorsi esperienziali in cui musica, società e movimenti si sono incontrati e scontrati. Diviso in due macro-parti: la prima dalla nascita del rock’n’roll negli Stati Uniti d’America fino alle correnti a noi più vicine (interessante la sezione relativa alla nascita della discomusic e del rave); la seconda racconta i fatti susseguitisi in Italia dagli anni Sessanta in avanti, soffermandosi sull’influenza dei movimenti studenteschi e proletari nel circuito della popular music.
Un libro per neofiti curiosi di informazioni antropologiche più che musicali, dalle quali è facile intuire quanto decenni di storia culturale e musicale siano legati da un filo invisibile che passa dalle lotte degli afroamericani in USA a quelle dei movimenti studenteschi e proletari in Italia. Anni di Storia che hanno visto nascere, crescere, morire e a volte rifiorire band e generi musicali macchiati di false speranze o pregni di impegno politico.
(kulturjam.it)
La mia storia suona il rock, un testo che diviene viaggio, almanacco, saggio, diario; un romanzo di formazione di un uomo rimasto nel profondo un ragazzo innamorato della musica. In questo libro “troverete un sacco di roba che cerca di spiegare perché la musica è importante, che cosa significa, da dove derivano la musica e l’impulso a farla”.