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“Dust N Bones” è la prima biografia dedicata al mitico Izzy Stradlin, fondatore e chitarrista dei Guns N’Roses, scritta dal giornalista americano Jake Brown. Vengono svelati i motivi che lo hanno portato a lasciare il gruppo all’apice del successo, poi la rinascita nei Ju Ju Hounds e nei suoi progetti solisti, fino alla ritrovata amicizia con Duff e Slash, alle sporadiche ospitate nei Guns N’ Roses di Axl Rose e il suo rifiuto a prendere parte alla reunion.
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Izzy Stradlin è sempre stato nel cuore dei fan il vero “motore” dei Guns N’ Roses. Dust N’Bones è un narrato costruito sulla raccolta di dichiarazioni a riviste, in televisione, in radio, l’insieme di testimonianze di persone che hanno vissuto con Izzy e lo hanno conosciuto bene: l’ex fidanzata Angela Nicoletti, Chris Weber degli Hollywood Rose e Jimmy Ashhurst degli Ju Ju Hounds, solo per citarne tre. Non mancano le chicche: Stradlin non s’è fatto mancare nulla, sesso, alcol, droga.
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Scritto da Jake Brown e tradotto in italiano da Giuseppe Ciotta, il volume si presenta come una serie di racconti, testimonianze e dichiarazioni che riescono a rendere l’idea di che persona fosse il chitarrista e co-fondatore dei Guns N’ Roses, ma soprattutto di quanto sia stata decisiva ed essenziale la sua presenza all’interno di uno dei gruppi più importanti della musica mondiale. Dalla passione per i Ramones alla scoperta del reggae, sono numerose le curiosità che Dust N’ Bones riserva ai lettori appassionati sia dei Gunners che della carriera solista di Izzy. Un uomo enigmatico ed apparentemente incomprensibile, specialmente se si pensa alla sua decisione di lasciare i Guns proprio all’apice del loro successo, decisione che viene sempre compresa approfondendo i lati bui presenti in studio, sul palcoscenico e dietro le quinte che la formazione di L.A. difficilmente riusciva a nascondere pubblicamente.
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Una vita da mediano quella di Izzy Stradlin, vagabondo, schivo ed ermetico chitarrista (nonché compositore), sempre fedele a sé stesso, fondatore-cuore pulsante dei Guns N’ Roses. Un uomo che ha posto la sua libertà sempre prima di tutto. Un artista quasi inavvicinabile che incontrò mister Rose alla Jefferson High School (era la metà degli anni Settanta) per affermare, anni dopo: “Mi ricordo, il primo giorno di scuola, vidi un ragazzo correre con una fila di insegnanti a inseguirlo per il corridoio urlando. Pensai: Bene, ecco un ragazzo completamente pazzo”.
Mauro Brebbia (curatore di The Italian Jungle-Sex, Drugs and Guns N’ Roses, fan club italiano della band) nell’introduzione del volume scrive: “Nessuno sa bene cosa combini Izzy. È un nomade, sempre in giro per il mondo con la sua moto, uno che riesce anche a nascondere molto bene la propria vita privata”.
La biografia di Izzy è contraddistinta da una corposa quantità di interviste tramite cui Brown dà voce al protagonista ma anche a persone che hanno trascorso del tempo con lui, come vecchi compagni di band. Due nomi su tutti: Jimmy Ashhurst (Ju Ju Hounds) e Chris Weber (Hollywood Rose). Brown esplora i primi anni di Stradlin nella soffocante Lafayette, il trasferimento a Los Angeles, i primi giorni sul Sunset Strip, il sogno che si realizza con il trionfo dei Guns N’ Roses. Sfogliando le pagine della biografia si viene a conoscenza del processo di scrittura dei suoi brani, della sua lotta per liberarsi dalle dipendenze.
Izzy Stradlin: “Quando ho lasciato i Guns N’ Roses ho ricominciato ad andare in bicicletta, ho pedalato come un bambino. Poi mi sono fermato un paio d’anni a L.A. avevo appena iniziato a vivere di nuovo”. “Scrivo costantemente canzoni, viaggio un po’ e sfrutto al massimo ogni giorno. La vita non dura per sempre. Cerco di tenerlo a mente, mentre percorro la mia strada”.
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La critica che si può muovere a “Dust N’ Bones” è voler far passare i Guns N’ Roses come paladini di un rock che sintetizzava il sound di tre decenni (anni Sessanta, Settanta e Ottanta), omaggiandone le radici e i complessi capiscuola (dai Rolling Stones agli Aerosmith, dai Ramones agli AC/DC). Jake Brown pecca di enfasi eccessiva nei molteplici riferimenti al “genio” di Izzy Stradlin, e al fascino emanato dalla sua figura “enigmatica”. E’ encomiabile la scelta di narrare la storia di un musicista che credevamo comprimario nei Guns N’ Roses; pregio del libro è sottolineare il ruolo essenziale svolto dal chitarrista anche dal punto di vista compositivo. Il protagonista di “Dust N’ Bones” ha vissuto esperienze di dissolutezza e stravizi di ogni tipo; mancano però aneddoti particolarmente emozionanti all’insegna del “sesso, droga e rock and roll”, che avrebbero reso la lettura più avvincente
Parole & Musica: Izzy Stradlin
“Ho avuto un sacco di conversazioni con Steven Tyler (Aerosmith). Principalmente di storie di droga e cose che mi facevano fottutamente paura. Poi qualche mese dopo mi sono ritrovato a guidare lungo la superstrada di Los Angeles, facendomi di coca. Ho tirato abbastanza da trasformarmi in una larva, e ho pensato che dovevo tirarmene fuori”.
“C’è stato un momento nei Guns N’Roses in cui la musica era passata in secondo piano: tossicodipendenze, ego, follia. Stavo lì a guardare i miei amici, Slash (chitarra) e Duff McKagan (basso) mentre si uccidevano. Non volevo più far parte della band”.
“Quando ho lasciato i Guns N’ Roses ho ricominciato ad andare in bicicletta. Poi mi sono fermato un paio d’anni a Los Angeles. Avevo appena iniziato a vivere di nuovo”.
“Ho deciso di lasciare i Guns N’ Roses perché sentivo che stavamo girando in tondo, senza sapere dove andavamo. Non era più divertente. Ho scelto di sopravvivere. O continuavo con quello stile di vita non sanissimo, o decidevo di prendere la mia vita nelle mie mani seguendo la mia strada. Ho fatto la mia scelta. Lasciare la band e tornare sobrio ha contribuito a rendermi ciò che sono oggi: un musicista felice, soddisfatto e sano. Il giorno stesso in cui sono uscito ho preso il mio furgone, ci ho messo la bici dentro e sono andato in Texas, poi in Florida. Mi sono sentito risollevato”.