Guido Harari (fotografo, giornalista)

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(stonemusic.it)

Lou Reed, Laurie Anderson. “Ho conosciuto Lou Reed nel 1975, quando i suoi concerti italiani furono interrotti da disordini. Poi ci conoscemmo meglio nei primi anni 80, quando venne a registrare un album dal vivo all’Arena di Verona. Da allora ci ha legato la comune passione per la fotografia. Laurie l’ho conosciuta nel 1982. Intorno al 2000 i due hanno fatto coppia e il nostro rapporto si è arricchito, specialmente dopo il loro tour insieme del 2002”.

Bob Dylan, Frank Zappa. “Non ho mai stretto la mano a Dylan, malgrado fossi fossi stato suo fotografo ufficiale in occasione di diverse tournée, inclusa quella con Santana del 1984. Con Zappa ho avuto più contatti ravvicinati, nel 1982 passai tre giorni nella sua casa di Laurel Canyon, a Los Angeles, per realizzare interviste e foto per Rockstar e Uomo Vogue. Viveva blindato in casa perché detestava la violenza di Los Angeles. Si era attrezzato con uno studio di registrazione, un laboratorio dove modificare gli strumenti musicali, una moviola per montare i suoi film e video, una mini palestra e un bunker dove conservava i suoi nastri e filmati”.

Tom Waits. “Ho sempre amato Waits. E’ un eccentrico”.

Fabrizio De André. “Fabrizio era imprevedibile. Quando lo conobbi durante la tournée con la PFM era ancora preda di alterazioni etiliche, i suoi sbalzi d’umore erano proverbiali. Non abbiamo mai avuto problemi tra noi”.

Beatles e Rolling Stones. “Degli Stones amavo la ruvidezza, l’anima punk. Dei Beatles mi colpiva la capacità di sperimentare con il format della canzone pop, di ricercare nuove sonorità e, insieme al produttore George Martin, di inventare nuovi arrangiamenti. Dei Beatles ho amato di più Lennon e Harrison. McCartney l’ho mal sopportato per i suoi gusti troppo pop. Però sono stato suo fotografo per una sera nel 1989. E’ bastato per avere una mia foto sul suo Tripping The Live Fantastic”.

Ligabue. “Ho conosciuto Luciano quando non era famoso e organizzava dei concerti per la Festa dell’Unità di Correggio, il suo paese. Condividevamo la passione per band di nicchia come i Los Lobos”.

Giorgio Gaber. “Ci siamo conosciuti nei primi anni Ottanta, quando Enzo Jannacci rimise in piedi il vecchio duo dei Due Corsari. Lo fotografai in diverse occasioni. A lui ho dedicato il libro Gaber – L’illogica utopia”.

Vinili. “Ho molti dischi originali di Zappa, Beatles, Stones, Cream, e chicche rese preziose dagli autografi, cone i dischi di Crosby, Stills, Nash & Young, John Lee Hooker, James Taylor, Patti Smith, Paul McCartney, Pentangle, Jeff Beck, Stevie Wonder, Peter Gabriel”.

Stevie Wonder. “In un’occasione portai a Stevie Wonder un CD di successi della Motown cantati dagli artisti originali in italiano. Tra le canzoni c’era “Se tu ragazzo mio”, portata a Sanremo con Gabriella Ferri. Fu come riaprire un cassetto della sua memoria, non smise di cantarla per tutta la durata del servizio fotografico”.

 

 

 

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