Clint Eastwood

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“La musica, il jazz è una delle ragioni con il cinema della mia vita”.

“Sergio (Leone) ha cambiato la mia vita. Era un ottimo cuoco.  Ricordo quando andai a vedere a Cannes “C’era una volta in America”, un capolavoro assoluto che fa parte della storia del cinema mondiale, naturalmente anche con i film che ho interpretato io come “Per un pugno di dollari”, “Il buono, il brutto  e il cattivo” e “Per qualche dollaro in più” . E’ stata una grande avventura quella con Sergio Leone che mi ha portato davvero fortuna”.

“Nel cinema americano mi sono sempre sentito un po’ ‘altrove’. Sin dal primo film che ho diretto, gli europei mi hanno incoraggiato molto più degli americani, che hanno fatto fatica a convincersi che potessi essere un regista perché avevano fatto altrettanta fatica a riconoscermi come attore”.

“Da bambino ero piuttosto introverso e avevo un approccio molto visivo alle cose. In classe, un semplice fruscio di foglie fuori dalla finestra era in grado di catapultarmi nei viaggi più inverosimili. È per questo motivo che penso di aver avuto molta fortuna a passare la maggior parte della mia vita da adulto a fare film, luoghi ultimi della visione e del suono. Ecco l’unica ragione che mi spinge a fare del cinema, forma d’arte che ho intenzione di praticare per il resto della mia vita”.

“Sono arrivato al punto che posso scegliere solo i ruoli che mi piacciono davvero. Come regista posso raccontare le storie che voglio, come attore devo aspettare il ruolo giusto. Ogni ruolo è l’ occasione per puntare il dito su un soggetto importante. Quando ero giovane c’erano molti registi disposti a rischiare, oggi mi reputo fortunato quando posso raccontare come è avvenuto in Gran Torino, una storia vera con dei valori solidi”.

 

“In un film io suono la melodia, la struttura della melodia, e poi vedo cosa succede. Mi piacciono le persone propositive, che amano sperimentare, che usano l’istinto naturale. Mi piace dare libertà sul set, incoraggio gli attori a improvvisare”.

“Ho cominciato a interessarmi alla macchina da presa mentre recitavo negli Uomini della prateria. Stavamo girando la scena di una mandria di bovini lanciati in una corsa impazzita: io cavalcavo in mezzo a tremila mucche, la polvere volava ovunque,  l’effetto era straordinario. Sono andato dal regista e gli ho detto di darmi una macchina da presa. Se ne sono usciti con una serie di problemi sindacali Alla fine mi hanno dato un contentino: ho diretto alcuni trailer”.

“Sono fra coloro che hanno portato gli eroi lontano dal classico personaggio sul cavallo bianco. Mi piacciono i nuovi eroi. Mi piace che abbiano punti di forza, lati deboli, mancanza di virtù E il senso dell’ umorismo”.

 

 

 

 

 

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